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 Per una teoria della menzogna

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
hooverine Inserito il - 12/07/2006 : 14:50:02
"In effetti il progetto di una disciplina che studia l'insieme della cultura, risolvendo in segni una immensa varietà di oggetti e di eventi, può dare l'impressione di un arrogante 'imperialismo' semiotico. Quando una disciplina definisce come proprio oggetto 'ogni cosa' e quindi si ritiene in diritto di definire attraverso i propri apparati categoriali l'intero universo, il rischio è senz'altro grave. L'obbiezione più comune rivolta al semiologo 'imperialista' è: "se per te anche una mela è un segno, certo la semiotica si occupa anche della cotognata - ma allora il gioco non vale più." Quello che questo libro vorrebbe dimostrare, attingendo le proprie pezze d'appoggio o i propri titoli di nobiltà alla più venerabile tradizione filosofica, è che dal punto di vista semiotico non vi è alcuna differenza semiotica tra una mela e una marmellata di mele, da un lato, e le espressioni liguistiche |mela| e |marmellata di mele| dall'altro. La semiotica ha a che fare con qualsiasi cosa che possa essere assunto come un sostituto significante di qualcosa d'altro. Questo qualcosa d'altro non deve necessariamente esistere, né deve sussistere di fatto nel momento in cui il segno sta in luogo di esso. In tal senso la semiotica, in principio, è la disciplina che studia tutto ciò che può essere usato per mentire. Se qualcosa non può essere usato per mentire, allora non può neppure essere usato per dire la verità: di fatto non può essere usato per dire nulla. La definizione di 'teoria della menzogna' potrebbe rappresentare un programma soddisfacente per una semiotica generale."

Umberto Eco, Trattato di semiotica generale, Bompiani, Milano, 1975 (2002), p.17.


La semiosi illimitata è una forma di 'imperialismo' culturale? La semiotica è uno studio scientifico o filosofico? E soprattutto, quante volte dovrò leggere Kant prima di riuscire a capire qualcosa di Peirce?

ài èm an àrtist! ài nìd mài intellèctual fridom!
3   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
digiu Inserito il - 13/07/2006 : 21:27:36
quote:

E soprattutto, quante volte dovrò leggere Kant prima di riuscire a capire qualcosa di Peirce?



A causa delle mie modestissime conoscenze filosofiche (una delle tantissime lacune di cui mi rammarico maggiormente oggi che mi ritrovo a cercare di colmare vuoti ampi quanto abissi - laddove qualche colpa, a posteriori, forse potrei anche scaricarla sul mio professore di liceo e una volta di piu' ammettere che Biuso avesse ragione!) non avevo letto Kant quando a 19 anni mi immersi in quell'universo oscuro e immenso rappresentato dal lascito scritto dell'amico Charles Sanders; eppure a dispetto delle tante difficoltà lo trovai... ..appassionante!

Potrà sembrare folle, lo so
Ancora oggi trovo la semiotica e soprattutto la sua "applicazione pratica" sulla lingua e sulle opere artistiche oltre che sui comportamenti, uno degli aspetti più intriganti dello studio della comunicazione.
In fondo, come ammette Eco nel 'trattato generale', essa rende oggetto di studio e d'analisi _quasi_ tutte le sfere dell'esistente rivelando ricchezza e universalità quantomeno affascinanti; perciò un grande in bocca al lupo per lo studio di Peirce!!

Se hai tempo per integrare (non mi mandare a quel paese...) oltre al già sostanzioso 'trattato generale' ti consiglierei anche 'interpretazione e sovrainterpretazione' oppure in sostituzione 'i limiti dell'interpretazione', due opere dello stesso autore decisamente piu' "divertenti" e che potrebbero costituire un'ottima base per principiare ed addentrarsi poi nei meandri più complessi e nei picchi più scoscesi che la materia presenta...


Resto invece a disposizione di chiunque voglia impartirmi un buon ripasso di filosofia dell'ottocento e del novecento... magari proprio dribblando i manuali e cominciando da una buona bibliografia (grazie prof. per quell'essere e tempo di Heidegger, mi serve tempo e la ricostruzione di basi inesistenti però ci sto provando ).

hooverine Inserito il - 12/07/2006 : 17:50:16
quote:

È proprio in relazione al linguaggio, ad esempio, che Popper respinge ogni riduzionismo comportamentista a favore della interazione reciproca tra mente e corpo, fra stati mentali e stati fisici. Egli ipotizza che non siano delle mutazioni fisiche a produrre nuovi comportamenti adattativi ma, al contrario, il bisogno di comportamenti più funzionali abbia come effetto la trasformazione degli organi in vista di un migliore adattamento. La svolta nell’evoluzione umana sarebbe consistita, da questo punto di vista, nella nascita del linguaggio: «l’evento più importante nell’evoluzione dell’uomo e della sua mente fu un passo avanti ben preciso nell’evoluzione del linguaggio, e cioè il gran passo da una lingua di segnali -com’è la lingua delle grida d’avvertimento, che in altri organismi può far scattare determinate reazioni, come la fuga -al linguaggio descrittivo: una lingua in grado di descrivere fatti, prima che essi succedano o dopo che sono avvenuti» (Tre saggi sulla mente umana, Armando 1996, p. 41).



La conformazione dei denti, la complessità della muscolatura delle labbra, la flessibilità della lingua, la formazione della faringe, e la lateralizzazione del cervello sono caratteristiche esclusive dell'essere umano. Se non sbaglio, lo è anche il pollice opponibile. Tutti questi fattori sono fondamentali per il linguaggio. Inoltre George Yule, nel suo "Introduzione alla linguistica" (Il Mulino, 1997) scrive: "Talvolta si avanza la proposta di una connessione, l'impiego di utensili e il destrismo diffuso tra la maggioranza degli esseri umani. La chiave della connessione sta nella parte sinistra del cervello, che possiede strutture che non si ritrovano in nessun altro essere."

ài èm an àrtist! ài nìd mài intellèctual fridom!
Biuso Inserito il - 12/07/2006 : 15:47:03
Grazie hooverine. Un intervento esemplare. Sintetico ma chiarissimo (anche merito di Eco ) e capace di porre una questione decisiva.
Cercherò di essere sintetico anch’io:

Kant va letto per capire chiunque dopo (e a volte anche prima…) di lui.
L’interrogativo sulla semiosi come forma “imperialistica” risente del periodo (1975) in cui la domanda venne posta. C’era allora un effettivo imperialismo della psicoanalisi e del marxismo. Oggi, per fortuna, nessuna forma del sapere può aspirare al monopolio delle risposte.

La questione più importante fra quelle che poni è quindi la terza. La mia opinione è che anche il dualismo scienza/filosofia sia ormai da superare, come tutti gli altri.
È proprio in relazione al linguaggio, ad esempio, che Popper respinge ogni riduzionismo comportamentista a favore della interazione reciproca tra mente e corpo, fra stati mentali e stati fisici. Egli ipotizza che non siano delle mutazioni fisiche a produrre nuovi comportamenti adattativi ma, al contrario, il bisogno di comportamenti più funzionali abbia come effetto la trasformazione degli organi in vista di un migliore adattamento. La svolta nell’evoluzione umana sarebbe consistita, da questo punto di vista, nella nascita del linguaggio: «l’evento più importante nell’evoluzione dell’uomo e della sua mente fu un passo avanti ben preciso nell’evoluzione del linguaggio, e cioè il gran passo da una lingua di segnali -com’è la lingua delle grida d’avvertimento, che in altri organismi può far scattare determinate reazioni, come la fuga -al linguaggio descrittivo: una lingua in grado di descrivere fatti, prima che essi succedano o dopo che sono avvenuti» (Tre saggi sulla mente umana, Armando 1996, p. 41).

Ed è qui che nasce la menzogna umana: come sanno gli studenti di fdm, uno dei maestri di Popper, lo psicologo Karl Bühler, aveva distinto tre funzioni del linguaggio.
Espressiva, la più elementare e consistente nella rivelazione dello stato d’animo di colui -uomo o altro animale- che comunica; la appellativa, che segnala ad altri membri del gruppo la presenza di un pericolo o di una occasione (ad esempio, l’elaborato linguaggio delle api); la descrittiva di stati di cose che potrebbero anche non esistere. Solo l’uomo e pochi primati superiori possiedono questa terza funzione del linguaggio e quindi la capacità di mentire.
Popper aggiunge, infine, la funzione argomentativa, in grado non solo di descrivere ma anche di discutere della verità o falsità di un’ipotesi. È con le due funzioni superiori del linguaggio che nascerebbe la mente umana. La lingua, infatti, è come un riflettore che illumina in ogni sua parte ciò che descrive consentendo alla mente di svolgere un ruolo assai attivo nell’evoluzione, nell’adattamento, nella padronanza degli oggetti, degli eventi, delle spiegazioni e soprattutto delle sue proprie funzioni. La mente, insomma, si autoevolve attraverso la creazione di un linguaggio capace di ampliare l’orizzonte dei fatti conosciuti, di quelli conoscibili e di quelli inventati, anche allo scopo di convincere l’altro di qualcosa che in realtà non si dà o non è avvenuto.

È con la possibilità di mentire che nasce quindi l’intelligenza linguistica. Anche per questo coloro che reclamano in ogni caso -qualsiasi sia il contesto o la situazione- che gli altri siano sinceri a qualunque costo –“dimmi sempre la verità!”- formulano una richiesta quanto meno ingenua o, più spesso, dannosa.
Immaginate che cosa accadrebbe se noi fossimo davvero sinceri in ogni circostanza! Sopravvivere sarebbe impossibile. Del mentire, poi, si danno almeno due forme.
La simulazione presenta uno stato di fatto che non c’è.
La dissimulazione nasconde uno stato di fatto che c’è.
La seconda forma, meno forte, è praticamente necessaria a ogni vita e a ogni relazione.
Un segno esiste per essere interpretato e quindi la relatività dei suoi significati è parte costitutiva del suo essere. Anche per questo la definizione che Eco propone della semiotica come teoria della menzogna mi sembra particolarmente efficace e…vera. Si potrebbe sintetizzare così: il segno, un inganno.

agb
«Poiché non tutti quelli che muoiono nascono anche»
(Nietzsche)

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