V I S U A L I Z Z A D I S C U S S I O N E |
Biuso |
Inserito il - 14/05/2004 : 16:31:12 [Elgheb ha dei problemi tecnici e non riesce a spedire i suoi interventi. Mi ha chiesto quindi di fare da tramite].
"Proprio oggi stavo ascoltando una canzone dei Led Zeppelin, "no quarter". Approfittando dell'inizio strumentale, ho provato ad analizzare il testo della canzone. È partita allora una personale speculazione sullo spazio, le distanze e le relazioni che l'uomo stabilisce con esse. La prima domanda che mi pongo è: che differenza intercorre tra lo spazio (dimensione fisica) e percezione dello spazio (dimensione mentale)?? Mentre lo spazio fisico è immutabile e assoluto, lo spazio percepito viene relativizzato tramite il tentativo di misurazione . Questo è così da sempre. ma oggi? ai nostri giorni ho l'impressione che lo spazio voglia quasi essere annullato. Pensiamo alla "globalizzazione": benchè sia difficile dare un'esatta definizione, si può dire che uno degli scopi di questo processo è eliminare le barriere, abbattere confini non naturali ed artificiosi, insomma annullare lo spazio. (ovviamente qua si parla di dimensione mentale dello spazio). Ma "fin dove" ci possiamo spingere in questa affermazione? quanto c'è di vero nel dire: l'uomo, con gli strumenti tecnologici, vuole annullare ogni distanza, vuole muoversi in ogni direzione, senza la necessità di spostarsi fisicamente? Penso che internet, il web, la grande ragnatela, siano un esempio di quanto voglio dire. vediamo perchè! cos'è il web? il WorldWideWeb? quando scriviamo www.ilrezzonico....stiamo cercando un indirizzo. ma dove? in un server? nel computer di qualcuno? se dico ad un amico/a: ci vediamo in chat. su icq o se preferisci su messenger! cosa succede? ci incrontriamo nel server di messenger? per quanto banali, retoriche e scontate, questa domande mi suonano anche paradossali perchè? x il semplice fatto che non esiste uno spazio dove ci incontriamo. e se vogliamo essere pignoli, benchè lo spazio fisico esista, si tratta di una realtà virtuale, uno spazio più mentale che fisico. una dimensione surreale dove l'uomo incontra l'uomo, senza essere totalmente uomo. perchè se l'uomo è animale razionale, sociale, tecnologico...(qualunque aggettivo che sostantivizzi la parola animale), non sarà più uomo se le sue funzioni, i suoi sensi verranno meno. l'uomo che perde il suo essere animale (inteso come ciò che lo accomuna agli animail, i sensi mediati) a favore di una supremazia della razionalità, socialità...non sarà più uomo, ma una macchina pensante! Forse ho alzato troppo i toni ed estremizzato alcune situazioni. Ma noi colleghe e colleghi, che ci incontriamo su questo forum, che mettiamo da parte "il nostro abito" e la nostra voce; che indossiamo una maschera sempre diversa; noi "filosofi del Cyberspazio" che abbiamo la libertà e la possibilità di incontrarci in questo realtà viruale, potete rispondermi invece a questa domanda: "a cosa siete disposti a rinuciare di voi stessi, pur di una presenza su uno spazio, dove non siete voi stessi, ma una vaga rappresentazione?" They carry news that must get through They're wearing steel that's bright and true They choose the path where no one goes They hold no quarter, they ask no quarter Led Zeppelin
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3 U L T I M E R I S P O S T E (in alto le più recenti) |
Katherine |
Inserito il - 09/06/2004 : 20:05:50
nell'era di internet noi eleviamo un muro. e ci isoliamo! noi siamo rinchiusi in un mondo personale, emotivo, comunicativo e siamo divisi da questo spazio delimitativo: the wall! noi rozzi cibernetici aumentiamo la nostra solitudine e ci isoliamo maggiormente, malgrado siamo convinti che la tecnologia a nostra disposizione sia pronta ad annullare gli spazi e le distanze. ma fino a che punto la tecnologia opera in tal senso? internet, in quanto strumento, dove ci consente di arrivare? non voglio negare alcune utilità che il grande web può avere. ma che fino a che punto siamo alienati mentalmente dalla tecnologia? quanto siamo coscienti dei "mattoni del muro" che accrescono la distanza tra le persone? probabilmente sono in una fase molto pessimistica, ma allo stato attuale vedo la "grande ragnatela" come una trappola dalla quale difendermi. una trappola ineluttabile nella quale sono già incastrato. ma ha senso scappare? fino a che punto conviene? mi viene in mente il prof.Biuso, che a lezione ci ricorda che l'uomo è ibridato. che il post-human non sarà solo carne ed ossa. ma allora qual è il confine tra umano e post-umano? se già oggi, non solo siamo invasi di tecnologia e macchine a noi indispensabili, ma è possibile introdurre dentro di noi protesi artificiali, quando saremo veramente uomini intessuti di macchine?
cmq, caro Cateno, anch'io non sono disposta a rinunciare a nulla. il computer, internet mi fanno perdere il vero contatto con la realtà. davanti ad esso che ne è della mia mente? convinta di "viaggiare" dentro cavi telematici, raggiungere altri computer, altre menti con cui dialogare. convinta che annullerà gli spazi, quando invece sta isolando se stessa. e l'assenza del profumo di un fiore, di un volto sorridente, di una carezza amica...sono tutti mattoni del mio muro!
Questo sarebbe un bell'argomento da analizzare..l'impossibilità dell'essere umano ai nostri giorni di vivere lontani dal computer...anch'io non posso staccarmene,nemmeno dal cell.(che pure li mi collego via wap).Internet è positivo e al contempo negativo:da un lato ci isola dal resto del mondo e dall'altro ci unisce..
Noi cominciamo a filosofare per orgoglio e fummo portati così a perdere la nostra innocenza;abbiamo scoperto la nostra nudità e d'allora noi filosofiamo per il bisogno della nostra salvezza.(Fichte a Jacobi) |
Elgheb |
Inserito il - 07/06/2004 : 10:43:35 eccomi qua. collegato al forum Cybersofia eccomi qua. a casa. solo in una stanza che ascolto musica e navigo in internet. eccomi qua. che comunico e cerco di confrontarmi con colleghi, docenti e tutti i nick che scrivono su tale forum. e il mio disagio comincia a prendere forma: la musica e le parole dei Pink Floyd, che mi accompagnano in questo atto di pseudo-comunicazione solitaria, definiscono meglio la forma di tale disagio: EMPTY SPACES what shall we use to fill the empty spaces, where we used to talk? How shall I fill the final places? How shall I complete the wall?
il muro..i pink floyd. potrei smettere di parlare e comunicare solo tramite le loro canzoni! e quale disagio trasmette questo brano? è il disagio di tutto l'album "the wall", ovvero di coloro che costruiscono un muro, mattone dopo mattone, e si isolano. è il muro dell'alienazione e dell'incomunicabilità.tema classico di tutta la letteratura del secolo scorso e che, a mio avviso, oggi è più che attuale.
nell'era di internet noi eleviamo un muro. e ci isoliamo! noi siamo rinchiusi in un mondo personale, emotivo, comunicativo e siamo divisi da questo spazio delimitativo: the wall! noi rozzi cibernetici aumentiamo la nostra solitudine e ci isoliamo maggiormente, malgrado siamo convinti che la tecnologia a nostra disposizione sia pronta ad annullare gli spazi e le distanze. ma fino a che punto la tecnologia opera in tal senso? internet, in quanto strumento, dove ci consente di arrivare? non voglio negare alcune utilità che il grande web può avere. ma che fino a che punto siamo alienati mentalmente dalla tecnologia? quanto siamo coscienti dei "mattoni del muro" che accrescono la distanza tra le persone? probabilmente sono in una fase molto pessimistica, ma allo stato attuale vedo la "grande ragnatela" come una trappola dalla quale difendermi. una trappola ineluttabile nella quale sono già incastrato. ma ha senso scappare? fino a che punto conviene? mi viene in mente il prof.Biuso, che a lezione ci ricorda che l'uomo è ibridato. che il post-human non sarà solo carne ed ossa. ma allora qual è il confine tra umano e post-umano? se già oggi, non solo siamo invasi di tecnologia e macchine a noi indispensabili, ma è possibile introdurre dentro di noi protesi artificiali, quando saremo veramente uomini intessuti di macchine?
cmq, caro Cateno, anch'io non sono disposta a rinunciare a nulla. il computer, internet mi fanno perdere il vero contatto con la realtà. davanti ad esso che ne è della mia mente? convinta di "viaggiare" dentro cavi telematici, raggiungere altri computer, altre menti con cui dialogare. convinta che annullerà gli spazi, quando invece sta isolando se stessa. e l'assenza del profumo di un fiore, di un volto sorridente, di una carezza amica...sono tutti mattoni del mio muro!
"non ho bisogno di costrizioni non ho bisogno di medicine x calmarmi. ho visto la scritta sul muro non pensare che abbia bisogno di qualcosa dopo tutto erano solo mattoni nel muro" anhoter brick in the wall, part III - Pink Floyd
"Oggi non è che un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno, ma ciò che farai in tutti i giorni che verranno dipende da quello che farai oggi" - E.Hemingway
Edited by - Elgheb on 07/06/2004 10:45:19 |
Cateno |
Inserito il - 20/05/2004 : 11:16:26 Lo spazio… Argomento interessante e spesso associato ad un'altra parola: tempo. Provate a contare in un giorno le volte che sentite pronunciare l’una parola senza l’altra e viceversa. Quando si parla di storia si richiedono le coordinate spazio-temporali, quando guardate un film di fantascienza si aprono varchi nello spazio-tempo. Addirittura c’è chi ritiene intercambiabili, almeno in certi casi i due termini: pensate a chi, intervistato, chiede “quanto spazio ho”? Vabbè, in televisione il tempo è puro mezzo per apparire e si appare in uno spazio. Per non parlare di noi filosofi intrisi di kantismo! Le domande Elgheb sono sensate e sintomatiche di un’epoca, la nostra, cui poco cale la profondità. Ci si accontenta di guardare, e già è tanto!, e basta. Elgheb, innanzi tutto mi complimento per i gusti musicali. I Led zeppelin sono tra i miei preferiti e visto che tu mediti ascoltando “No quarter”, io che sono un povero servo dell’amore mediterò ascoltando “Since I’ve been lovin’ you”. Ecco, adesso tentiamo di vedere cosa è cambiato con le nostre tecnologie. Mio nonno diceva: “quel luogo è lontano, per arrivare là da Regalbuto (il mio paese) ci vogliono sei ore di cammino con l’asinello!” E magari stava parlando di Catania! Io vengo ogni mattina a lezione in un’ora. Banale, questo esempio, ma vediamo di ricavarne qualcosa. Lo spazio o, meglio, la nostra percezione dello spazio, è intrinsecamente dipendente dal tempo. Noi siamo grumi di tempo incarnato, come ci ha insegnato con perfette parole il prof Biuso. C’è una stretta correlazione tra il nostro corpo e lo spazio. Una correlazione che circolarmente, da radice a culmine, è tale per il nostro essere tempo ma che non si ferma qui ed attraversa aspetti essenziali del nostro essere anche animali. Lo spazio è luogo, territorio. Nel nostro territorio ci sentiamo “a casa”, ci sentiamo protetti (degli animali durante le lotte tra maschi vincono o hanno una certa supremazia sull’avversario quando “giocano in casa”). Il nostro territorio ci esalta e ci vincola, ci libera e ci opprime, ci difende e ci accusa. Il nostro territorio ha le nostre tracce, è impregnato di noi o noi lo impregniamo dei nostri ricordi, affetti. Non mi riferisco solo alla nostra dimora. L’odore caratteristico che c’è in ogni abitazione è quanto di più stupendamente umano si è conservato nel mondo. Per quanto le casalinghe maniaco-igieniste, come mia madre, si sforzino alla perfetta pulizia dell’aria, quella fragranza propria a ciascuno impercettibile rimane. Mi riferisco alle strade che sempre facciamo, ai luoghi che frequentiamo con gli amici, al luogo dove, per esempio, abbiamo per la prima volta baciato una ragazza. Quelli sono i nostri luoghi. Lì non possiamo barare, almeno con noi stessi. Perché, come sto attento a lezione!, se la nostra mente dimentica il nostro corpo no. è, ancora una volta, il corpo la chiave di volta, il punto cardine di tutto. Come dice, ancora, il prof. Biuso, con quell’esordio quasi Verlainiano: il corpo, prima di tutto. Anche in questo caso. Caro Elgheb, ti ringrazio per avermi fatto leggere il tuo intervento. Come vedi, non sono disposto a rinunciare a nulla. Sì, mi diverto con amici lontani ad incontrarmi sul Messenger, chattavo prima di stancarmene del tutto. Ma vuoi mettere una bella conversazione occhi dentro occhi, labbra che si muovono articolando meravigliosi suoni che si chiaman parole, inflessione di toni vocali, espressioni, movimenti, scolorimenti o arrossamenti in volto e ancora una volta, come detto in altri luoghi, contatti, odori e la bellezza una volta tanto ed illusoriamente di non essere solo? è utile e piacevole la realtà virtuale. Ma lo spazio è mio!
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