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 Un minicomputer biologico

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Biuso Inserito il - 07/05/2004 : 16:07:40
Sul sito della rivista *Le Scienze* leggo una interessante notizia che conferma alcune delle tesi che stiamo sostenendo nell'ambito del corso di fdm. Ecco la fonte:
http://www.lescienze.it/index.php3?id=8949
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03.05.2004
Un minicomputer biologico
Potrà effettuare diagnosi e somministrare cure all'interno di tessuti viventi


Il computer più piccolo del mondo (una goccia d'acqua ne può contenere mille miliardi di esemplari) potrebbe stabilire anche il record del kit medico più microscopico. Costituito interamente da molecole biologiche, è stato infatti programmato per identificare i cambiamenti nell'equilibrio delle molecole del corpo che indicano la presenza di alcuni tipi di tumore, diagnosticando così il cancro, e di reagire producendo una molecola di farmaco per combattere le cellule cancerose.
Il team di ricercatori che lo ha sviluppato è guidato da Ehud Shapiro dei dipartimenti di informatica, matematica applicata e chimica biologica del Weizmann Institute of Science. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista "Nature".
Come in altri computer biologici prodotti in precedenza nel laboratorio di Shapiro, l'input, l'output e il "software" sono tutti costituiti da DNA, mentre l'"hardware" è rappresentato da enzimi in grado di manipolarlo. L'apparato di input è stato progettato per determinare le concentrazioni di specifiche molecole di RNA che vengono prodotte in eccesso (o in difetto) in determinati tipi di cancro. Usando informazioni mediche preprogrammate, il computer fa la sua diagnosi basandosi sui livelli di RNA che ha rilevato, e poi comincia il rilascio controllato di una molecola di DNA a filamento singolo in grado di interferire con le attività delle cellule del tumore, provocandone l'autodistruzione. Messo alla prova in una serie di esperimenti in provetta, il computer è riuscito a individuare la presenza di un cancro della prostata e di una forma di tumore dei polmoni.

agb
È una vela la mia mente, prua verso l'altra gente, vento, magica corrente... (Battisti-Mogol)
15   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Biuso Inserito il - 04/01/2009 : 09:56:02
Di queste e di altre tematiche ho parlato con Franco Melandri in un'intervista apparsa su Libertaria. Il titolo è Umano, troppo umano, postumano.






agb
«Voler essere dentro a tutta la vita assieme, ecco, questo suscita Dioniso» (Giorgio Colli)
Stanley Inserito il - 05/10/2008 : 19:08:34
Un computer può pensare?

Conversazioni uomo/macchina


"Chi ha il coraggio di ridere è padrone degli altri,come chi ha il coraggio di morire" (G. Leopardi)

Stanley
Triad Inserito il - 14/08/2008 : 15:04:44
Ecco la strategia applicata ai topi: http://www.repubblica.it/online/scienza_e_tecnologia/robotopo/robotopo/robotopo.html
Incredibile che l'articolo chiuda così: "L'importanza attribuita alle cellule cerebrali di un topo indica che, almeno finora, noi membri del mondo animale abbiamo una marcia in più." Era ora...
Secondo me comunque installare l'artificiale nel biologico non ha alcun senso, perché tanto varrebbe fare l'inverso, come prospetta il Prof. Biuso.

Triad
Biuso Inserito il - 13/05/2008 : 13:11:40
Una interessante curiosità, in particolare per la presenza di "sedici processori sparsi per il corpo, gestiti da una 'cpu' centrale": Sul podio debutta il Maestro-robot


agb
««Per lætitiam...intelligam passionem qua mens ad majorem perfectionem transit»
(Spinoza, Ethica, III, XI, Scholium)
Triad Inserito il - 17/03/2008 : 20:34:53
Secondo me, sì. Cyborg come sempre, no?

Triad
giofilo Inserito il - 17/03/2008 : 12:49:21
Fantastichiamo (ma mica tanto) su un uomo con un tale livello di ibridazione con le macchine:

- Chip nell'occhio o in entrambi gli occhi.
- Organi artificiali: cuore, fegato, polmoni etc.
- Protesi al posto degli arti superiori e inferiori, ma con un livello tale di tecnologia che gli stimoli sensoriali sono restituiti al sistema nervoso centrale come quelli originari.
- Chi più ne ha, più ne metta.

E' ancora un essere umano?

- & -
Biuso Inserito il - 12/03/2008 : 19:42:07
Da la Repubblica Chip nell'occhio per ridare la vista.

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Scienziati tedeschi mettono a punto una protesi del tutto impiantabile, che agisce sui terminali nervosi senza cavi.

Chip nell'occhio per ridare la vista.
Il mondo, per ora, in bianco e nero.


E' la prima volta. Positivi i test su su un gruppo di volontari

Dal nostro corrispondente ANDREA TARQUINI


BERLINO - Impiantare un chip nell'occhio per ridare almeno in parte la vista ai ciechi. E' la rivoluzionaria invenzione di un team di scienziati tedeschi. Certo ancora agli inizi, come fu l'alba della televisione negli anni Trenta, ma allo stesso modo degli inizi del tubo catodico e del piccolo schermo promette di aprire orizzonti nuovi ai non vedenti. E' la prima volta nel mondo che viene inventata una protesi completamente impiantabile nell'occhio, che agisce sui terminali nervosi senza cavi.

Alcuni volontari privi di vista sono stati i primi a testarla. Il team di medici e ricercatori degli istituti di Marburg, Aquisgrana ed Essen ha impiantato nei loro occhi il microchip per quattro settimane. E i risultati sono incoraggianti: comincia a rinascere la capacità di vedere. Anche se i contorni delle immagini all'inizio sono sfumati, e il mondo appare in bianco e nero, non a colori. Ma non è più buio assoluto. "Un progetto affascinante", dice a Die Welt Peter Walter, direttore della clinica oftalmica dell'università di Aquisgrana, uno dei padri del progetto.

Il microchip è stato progettato per i ciechi colpiti da malattie della membrana. Malattie come la retinitis pigmentosa o altre, che colpiscono gran parte delle cellule sensoriali sensibili della membrana e ne causano la morte, mentre però il nervo ottico funziona ancora. Il microchip dunque non è adatto a ridare la vista a tutti coloro che ne sono privi, ma comunque a una buona parte: si calcola che almeno un quarto dei 100-150 mila non vedenti in Germania potrebbe essere riportato al mondo della luce da questa invenzione. Un passo rivoluzionario, che potrebbe aprire la strada nel mondo della scienza e della medicina ad altre svolte per aiutare i ciechi.

Il microchip funziona così: è collegato a una minicamera portatile, che riprende le immagini e trasforma la luce in segnali e impulsi elettrici. Un trasmettitore li invia nell'occhio al chip, che contiene fino a 400 elettrodi e circuiti, in cui la corrente circola a bassissima intensità per non creare danni o fastidi. E stimola le cellule sane della membrana, così che i segnali raggiungono il nervo ottico e il cervello. Il risultato: punti di luce e contorni sono visibili. Finora, le protesi per non vedenti funzionavano solo con cavi collegati al sistema nervoso. Il nuovo sistema ideato dagli scienziati tedeschi invece invia segnali elettronici via radio.

Il progetto ha visto la luce grazie ai generosi finanziamenti del fondo pubblico federale per la ricerca scientifica, che lo ha sovvenzionato dal 1995 a oggi con 17,5 milioni di euro. "Siamo agli inizi, intanto volevamo dimostrare che questa tecnologia può funzionare", nota il neurofisico di Marburg dottor Thomas Wachtler.

Il prossimo passo sarà cercare di montare la minicamera su un paio d'occhiali insieme a un 'encoder' che ritrasmetterebbe le immagini in modo da renderle più intelleggibili e precise per i nervi. Tramite segnali elettrici ciò verrà riversato al chip i cui elettrodi a loro volta stimoleranno i nervi ottici. "Quanto e in che misura i non vedenti ricominceranno a vedere", spiega Wachtler, "dipenderà in ultima istanza da quante cellule della vista sono ancora sane in loro". E il loro organismo dovrà affrontare la prova fisica e psichica di reimparare a vedere. Un passo avanti enorme, in ogni caso, anche rispetto alle scomodità gravi e ai rischi d'infezione dei sistemi cablati costruiti finora. Ma il mondo tornato alla luce sarà, per i non vedenti soccorsi, in bianco e nero.

(12 marzo 2008)

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agb
««Per lætitiam...intelligam passionem qua mens ad majorem perfectionem transit»
(Spinoza, Ethica, III, XI, Scholium)
Biuso Inserito il - 28/02/2007 : 22:08:56
Anche questo non è male...




Da Repubblica di oggi:

Un gruppo di ricercatori dell'università di Tokyo ha presentato un robot in grado di eseguire faccende domestiche come servire una bevanda o lavare i piatti. Il professor Tomomasa Sato si è fatto versare una tazza di tè dall'umanoide, dimostrando che HRP-2W - così è stato denominato - è in grado di capire gli ordini ascoltando o seguendo i gesti senza essere esplicitamente programmato per un determinato compito. La prossima tappa, secondo i ricercatori, è insegnargli a gestire gli imprevisti, come la rottura di una stoviglia.
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agb
«La Luce splende nelle tenebre ma le tenebre non l'hanno accolta»
(Jeshu-ha-Notzri. Gv, 1,5; 3,19)
giofilo Inserito il - 27/11/2006 : 13:12:28
E che importanza ha?

Biuso Inserito il - 22/11/2006 : 23:13:46
Un robot che sa adattarsi, si intitola questa news tratta dal notiziario de Le Scienze:

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20.11.2006
Un robot che sa adattarsi
Il suo algoritmo di funzionamento potrebbe essere utilizzato in futuro nelle esplorazioni spaziali



I robot programmati per comportarsi secondo modelli rigidi hanno forse fatto il loro tempo: i ricercatori della Cornell University ne hanno realizzato uno in grado di adattarsi nel caso in cui venga danneggiato o quando cambiano le condizioni ambientali. Si tratta in realtà di un semplice dispositivo che ha la forma di una stella marina a quattro zampe, ma la sua particolarità è l’algoritmo di comportamento, che in futuro potrebbe trovare applicazione in robot molto più complessi per dotarli della capacità di gestire situazioni di incertezza decisionale come quelle che si possono presentare nelle esplorazioni spaziali oppure nella modellizzazione del comportamento animale e umano. Nell’ambito della sperimentazione ha dimostrato infatti di poter imparare autonomamente a camminare e, in caso di necessità, a deambulare zoppicando ma in modo comunque funzionale alle necessità di spostamento.

Invece di un insieme rigido di istruzioni, i ricercatori lo hanno dotato della capacità di percepire e controllare il proprio stato fisico grazie a un processo simile a quello con cui i cuccioli di animali e i bambini manipolano i loro corpi. È proprio questa capacità di costruirsi un “modello di sé” – si legge sul resoconto della ricerca pubblicato sulla rivista “Science” – che rende i robot capaci di adattarsi alle eventuali menomazioni.

"La maggior parte dei robot – ha spiegato Hod Lipson, docente di ingegneria meccanica e aerospaziale della Cornell – è basato su un modello complesso, stabilito dagli ingegneri. Abbiamo mostrato per la prima volta in che modo il modello possa emergere dallo stesso robot, rendendolo adattativo. Ciò apre la strada a un nuovo livello di intelligenza artificiale e getta una luce sulla vecchia questione della coscienza delle macchine.”

© 1999 - 2006 Le Scienze S.p.A.
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agb
«Il tempo sembra essere presente in ogni cosa, sulla terra e nel mare e nel cielo»
(Aristotele)
Biuso Inserito il - 31/10/2006 : 16:40:44


Una delle due è un androide giapponese. Quale?

agb
«Il tempo sembra essere presente in ogni cosa, sulla terra e nel mare e nel cielo»
(Aristotele)
Katherine Inserito il - 09/08/2006 : 23:14:31
http://www.permanentend.org/walker/identity.html

In questo sito si trova l'articolo di Mark Walker,dove discute di due possibili modi per aumentare l'intelligenza umana.


http://kathesophia.blogs.it/

Su se stesso,sul proprio corpo e sulla propria mente,l'individuo è sovrano.
-J.Stuart Mill-
giofilo Inserito il - 24/07/2006 : 13:15:08
Credo anch'io che queste notizie confermino le teorie dell'ibridazione tra cervello umano e computer, mentre continuano a negare ogni possibile successo alla creazione di macchine - realmente - intelligenti.
Allora faccio i migliori complimenti a lei e a tutti gli utenti del forum e studenti di fdm che, come me, si sono entusiasmati a questa ipotesi

www.sitosophia.org
Biuso Inserito il - 23/07/2006 : 19:51:41
quote:
Un cervello ibrido, fra il biologico e l'artificiale, chiuso dentro a un corpo meccanico costruito con nuovi materiali, sempre più vicini a quelli del corpo umano (molli, flessibili, resistenti, elastici) così da dotare il cucciolo di robot di grande resistenza e piena capacità di movimento,
[...]



Caro giofilo, qui le rispondo in modo un po' meno telegrafico rispetto a quanto scritto su Sitosophia

Le notizie che stiamo raccogliendo (grazie!) credo che nel complesso confermino la nostra (del corso di fdm di Catania) ipotesi secondo la quale non saranno le macchine a umanizzarsi ma è l'intelligenza umana a essere capace di informatizzarsi e, in questo senso, a diventare le vere I.A., a trasformarsi e a evolversi, in intelligenze ancora più raffinate, potenti, sintetiche.

Anche perché è vero che «gli intelletti meccanici sono molto stupidi…si dovrebbe parlare di stupidità artificiale, piuttosto che di intelligenza artificiale…sono esseri binari, mentre noi non lo siamo: dentro di noi c’è sempre una causalità chimica» (E. Sharp, in M. Dery, Velocità di fuga. Cyberculture a fine millennio, Feltrinelli 1997, pagg. 99-100.)

Come si vede, è sempre al corpo che si ritorna, a quel corpo che secondo Nietzsche «gli esseri più rari e meglio riusciti» avvertono in sé come la dimensione davvero divina di ciò che sono (Frammenti postumi 1884-85, VII/3, 41[6]).

“Divina” è forse una caratterizzazione anch’essa eccessiva; diciamo, più semplicemente, che la corporeità è la nostra dimensione di esseri finiti, la cui intelligenza consiste in gran parte nella comprensione del bastione temporale oltre il quale al corpo –e quindi a noi- non è possibile andare.

agb
«Poiché non tutti quelli che muoiono nascono anche»
(Nietzsche)
giofilo Inserito il - 23/07/2006 : 19:28:23
Da larepubblica.it

NASCE IL ROBOT CHE GUARDA E IMPARA. Genova, prende vita all'Istituto di tecnologia uno dei più avanzati sistemi di intelligenza artificiale.

http://www.repubblica.it/2005/j/sezioni/scienza_e_tecnologia/robot3/robt-guarda-e-impara/robt-guarda-e-impara.html

quote:
Un cervello ibrido, fra il biologico e l'artificiale, chiuso dentro a un corpo meccanico costruito con nuovi materiali, sempre più vicini a quelli del corpo umano (molli, flessibili, resistenti, elastici) così da dotare il cucciolo di robot di grande resistenza e piena capacità di movimento, per permettergli di interagire con l'esterno con le più ampie funzionalità, come la manipolazione e la capacità di lavorare in ambienti estremi, a pressioni e temperature altissime. Ma non è tutto. Il cucciolo di robot sarà anche capace di autoripararsi nei suoi tessuti principali, trovando spazio nelle più varie applicazioni, da quelle dei call center e delle segreterie telefoniche intelligenti fino alle missioni sugli altri pianeti.


www.sitosophia.org

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