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 Le conseguenze (neurologiche) dell'amore

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Biuso Inserito il - 01/06/2005 : 13:30:47
Ho preso in prestito il titolo del bellissimo film di Sorrentino per segnalare un articolo molto chiaro apparso oggi su Repubblica.

D’amore s’impazzisce è una affermazione che va presa alla lettera, nel senso che le implicazioni neurologiche dell’innamoramento sono molto simili a quelle dell’assunzione di sostanze che creano dipendenza.
Ne avevamo già parlato tempo fa, è vero. Ed è certo ovvio che le cose stiano così per chiunque abbia almeno una volta vissuto l’esperienza esaltante e tesissima che è l’amare. In ogni caso, dopamina o no, si tratta di uno degli eventi in cui l’esistenza umana arriva ai suoi confini estremi...

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Studio Usa individua la zona del cervello dell'infatuazione
Aumenta la dopamina che modifica umore e comportamenti
D'amore s'impazzisce, ecco le prove, nel cervello scatta l'effetto doping
Test su migliaia di studenti americani nei primi mesi di relazione

DAL nostro corrispondente ENRICO FRANCESCHINI

LONDRA - William Shakespeare lo sosteneva già quattro secoli or sono, ma adesso giunge una conferma scientifica: "innamorato pazzo" non è un modo di dire. L'amore è davvero una follia, un'autentica forma di malattia, un cocktail di manie, demenza e ossessione che sconvolge il normale funzionamento del cervello, spingendoci a comportamenti irrazionali, insoliti, incomprensibili, come comporre cento volte di seguito lo stesso numero telefonico, scoppiare a piangere per un nonnulla, perdere improvvisamente l'appetito, che visti dall'esterno possono essere scambiati per una psicosi.

La prova, secondo una ricerca condotta da eminenti neurologi, si trova in una regione del cervello che agisce da termometro delle nostre passioni: dentro la quale, in presenza di un innamoramento, si scatena una tempesta di dopamina, una sostanza chimica prodotta quando desideriamo o aspettiamo un qualche tipo di ricompensa emotiva. Succede agli sportivi, agli scommettitori, ai tossicodipendenti e - ora lo sappiamo - anche alle vittime di Cupido: che possiamo dunque chiamare, sia ben chiaro senza intenzione di offendere, "dopati" d'amore.

Lo studio pubblicato dal Journal of Neurophysiology riferisce un esperimento condotto da specialisti di New York e del New Jersey a cui si è sottoposto un gruppo di studenti universitari, tutti nelle prime settimane o nei primi mesi di "love story".

Attraverso migliaia di immagini del cervello, ricavate con uno scanner, i ricercatori hanno stabilito che: 1) l'amore romantico deriva da una regione del cervello differente da quella dell'eccitazione sessuale; 2) in termini neurologici, l'innamoramento è simile alla fame, alla sete o al desiderio di droga da parte di un tossico; 3) con il passare del tempo, la tempesta di dopamina gradualmente si riduce, pur senza scomparire del tutto (perlomeno non scompare dopo due anni, non sono disponibili dati su relazioni sentimentali più lunghe); 4) essere lasciati dal proprio innamorato ha un effetto neurologico simile o più forte di quello provocato dalla prima scintilla d'amore.

Banali verità, diranno gli innamorati, ma un conto è fidarsi di scrittori e poeti ("il mio amore è come una febbre", scriveva Shakespeare) e un altro scoprire i processi chimici causati dal sentimento nel cervello.

La ricerca degli scienziati americani non è la prima di questo genere: neurologi dell'università di Pisa, guidati dalla dottoressa Donatella Marazziti, erano giunti alla stessa conclusione per una via diversa, dimostrando che l'amore fa "ammattire" perché abbassa i livelli di serotonina, una sostanza con l'effetto di un calmante; e un altro studio, svolto dall'University College di Londra, aveva rilevato che i circuiti neurali si modificano durante l'innamoramento, facendo vedere a entrambi "tutto rosa", ossia celando difetti e mancanze reciproche. A proposito: il nuovo esperimento indica tra l'altro che, quando un amore finisce, i circuiti neurali restano intatti, pronti a riaccendersi in presenza di un nuovo amore. La "febbre", commenterebbe il grande bardo, sale, scende e poi, con un po' di fortuna, torna a salire un'altra volta.

(1 giugno 2005)
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agb
Sono figlio della Terra e del Cielo stellato
(Lamina orfica di Hipponion)
15   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Andromaca Inserito il - 16/07/2007 : 11:24:01
“…Impercettibili sfumature così difficili da dimenticare, così decise da trasformare sorrisi in lacrime, Impercettibili sfumature così decise da trasformare cieli grigi in giornate di sole il coraggio in 1000 paure…”



"Ma il simile ama il simile, e quanto meno si vale tanto più si é ammirati: i più vanno sempre dietro alle cose peggiori, perchè, come ho detto, la maggior parte degli uomini é soggetta alla follia."



"Ci vuole un minuto per notare una persona speciale, un'ora per apprezzarla, un giorno per volerle bene, ma poi tutta Una vita per dimenticarla"


sandy Inserito il - 16/09/2005 : 20:56:03
l'amore...impareggiabile motivo d'estasi...è come se il cervello si spostasse su un piano superiore...più in alto...e aprisse totalmente le sue reali capacità...(e non parlo solo d'amore fra uomo e donna ma di amore in senso lato; passione per delle idee; scoperta ed esaltazione a causa della passione per certe idee).

Amelia Inserito il - 04/09/2005 : 11:10:15
Aggiungo sull'argomento un breve passo tratto da "Sommario di decomposizione" di Emile Cioran, alla fine del capitolo La menzogna immanente
_________
Se nella gerarchia delle menzogne la vita occupa il primo posto, subito dopo viene l'amore, menzogna nella menzogna. Espressione della nostra posizione ibrida, l'amore si circonda di un apparato di beatitudini e di tormenti grazie ai quali troviamo in un altro il sostituto di noi stessi. In virtù di quale frode due occhi riescono a distrarci dalla nostra solitudine ? C'è fallimento più umiliante per lo spirito ? L'amore assopisce la conoscenza; la conoscenza ridestata uccide l'amore. L'irrealtà non può trionfare indefinitamente , nemmeno sotto le spoglie della più esaltante menzogna. E chi, del resto, potrebbe avere un'illusione così salda da trovare nell'altro ciò che inutilmente ha cercato in sé ? Un calore dei visceri ci offrirebbe dunque ciò che l'intero universo non ha saputo offrirci ? Eppure è proprio questo il fondamento dell'anomalia corrente, e soprannaturale, dell'amore: risolvere in due - o piuttosto sospendere - tutti gli enigmi; grazie a un'impostura, dimenticare la finzione in cui è calata la vita; colmare, tubando, insieme, la vacuità generale; e infine -parodia dell'estasi- annegare nel sudore di una complice qualsiasi...




Biuso Inserito il - 03/09/2005 : 13:20:37
Su questo delicato e affascinante argomento, l’Espresso intervista Frank Tallis, psicologo clinico inglese che ha insegnato psicologia clinica e neuroscienze al King's College.
Consiglio di leggere per intero l’articolo, che si intitola Evviva, soffro di mal d’amore.

Qui sotto ne riporto alcuni passi significativi. Mi scuso della lunghezza ma si tratta di affermazioni secondo me molto interessanti. E sia lo studio della mente e delle emozioni che l’esperienza diretta dei sentimenti mi inducono a condividere praticamente per intero le tesi di Tallis.

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Tallis nel suo nuovo libro, Love Sick (Arrow Books, una traduzione italiana è in cantiere per Il Saggiatore) propone una tesi paradossale e provocatoria: che l'amore sia una forma di malattia mentale.

«Una cosa fondamentale come l'amore merita sicuramente uno studio scientifico, ma la psicologia non è mai stata in grado di spiegarne né gli aspetti biochimici, né quelli emotivi. È sorprendente come medicina e psicologia si occupino così tanto di sesso, ma quasi per niente d'amore. L'amore cambia profondamente le persone, influenza il modo in cui pensano e si comportano, e quando non è felice causa un vero e proprio malessere fisico. È qualcosa per cui a tutti capita di soffrire, ma su cui la psicologia non ha molto da dire.

Un insieme di sintomi ricorrenti: pensiero fisso sulla persona amata, malinconia, stati di estasi, violente oscillazioni di umore. Tutti sintomi che rientrano nelle diagnosi contemporanee di ossessione, depressione, mania. La vecchia diagnosi di mal d'amore coincide quasi perfettamente con una odierna diagnosi di disturbo ossessivo con alterazioni dell'umore.

L'esperienza dell'innamoramento è per molti di noi l'esperienza più vicina alla malattia mentale che ci capiti di provare. È la nostra occasione di flirtare con la follia»

Perché l'evoluzione ci avrebbe condannati a sperimentare una malattia mentale?

«L'amore è una sorta di meccanismo di sicurezza messo a punto dall'evoluzione per tutelare la specie dalla nostra stessa razionalità. Deve essere irrazionale per assicurare la procreazione e quindi la prosecuzione della specie. I nostri bambini nascono molto vulnerabili e deboli, e hanno bisogno di continue cure da parte dei genitori. E a differenza di altri animali, noi abbiamo un cervello molto sviluppato che ci permette di ribellarci contro i nostri istinti riproduttivi, e rifiutare il duro lavoro di allevare i figli. Potremmo tutti decidere di non avere figli, e la specie si estinguerebbe. Invece continuiamo ad averne. Non può essere un caso che nella maggior parte delle esperienze la fase dell'innamoramento vero e proprio duri circa due o tre anni. È il tempo che serviva ai nostri antenati per mettere al mondo e svezzare un bambino. La follia dell'amore dura quel tanto che basta perché i nostri geni passino alla generazione successiva. L'evoluzione ci ha fornito un potente coinvolgimento emotivo che ci solleva da qualunque pensiero razionale, in modo da prendere una decisione che non è nel nostro interesse ma in quello della specie.

La gelosia è un rimedio alle imperfezioni dell'amore, permette di difendere i propri interessi riproduttivi dai rivali. Tutti discendiamo da antenati gelosi, e la maggior parte dei tentativi moderni di superare la gelosia sessuale nel contesto di stili di vita alternativi non funzionano. Il pensiero liberale non può fare molto contro i nostri demoni evolutivi.

Probabilmente l'attaccamento infantile alla madre e quello alla persona amata dipendono dagli stessi sistemi neurali fondamentali. In qualche modo, il legame tra madre e bambino è il modello originale di tutti i legami profondi. La madre e il bambino, per esempio, passano molto tempo guardandosi negli occhi e toccandosi il viso, proprio come gli innamorati. Con un neonato facciamo versi e smorfie e cantiamo e, in modo spesso decisamente imbarazzante, facciamo lo stesso con la persona che amiamo»

Che cosa avviene nel cervello quando ci innamoriamo?

«A livello chimico, la cosa più simile che abbiamo scoperto alle frecce di Cupido è l'ossitocina. È un'endorfina, cioè una di quelle sostanze chimiche simili agli oppiacei che nel nostro cervello regolano piacere e dolore. L'ossitocina ha un ruolo già nella comparsa del desiderio sessuale verso una persona, ma i suoi livelli salgono drammaticamente man mano che acquistiamo intimità con lei. È responsabile della sensazione di euforia legata alla vicinanza della persona amata, e ha effetti importanti sulla memoria, consolidando l'immagine dell'altro in modo che serva a tenere vivo il legame anche quando si è distanti.

E spesso la terapia funziona, perché anche la sofferenza d'amore, come la depressione, sembra avere a che fare con un calo dei livelli di serotonina, a cui questi farmaci rimediano. Non si può escludere che nei prossimi anni, con il progresso delle conoscenze biochimiche sull'amore, ci vengano proposti farmaci specifici per contrastare i sintomi di una delusione amorosa. Ma di per sé l'amore è una malattia per cui probabilmente non vorremo mai una cura. Piuttosto, si può provare a vivere l'amore in modo più sano di quanto spesso non facciamo. Senza aspettarsi troppo, ma anche senza sottovalutare le sue conseguenze. In questo senso, dobbiamo guardarci da due insidie profonde della nostra cultura, che sono l'eccesso di romanticismo e il modo troppo disinvolto di vivere il sesso».

Eccesso di romanticismo?

«L'idealismo romantico, quello celebrato dai poeti, è un fenomeno tipicamente occidentale, che ha avuto profonde conseguenze sulla nostra cultura, facendo dell'amore una forma di religione secolare che ci porta ad aspettative del tutto irrealistiche. A un certo punto abbiamo iniziato a cercare in altri esseri umani quella trascendenza che prima cercavamo nella religione. E naturalmente siamo condannati al fallimento, perché le persone sono piene di difetti, e non possono fornirci questa profonda ed eterna felicità semplicemente avendo una relazione con noi. In questo senso alcuni aspetti della tradizione orientale, in cui l'innamoramento non viene santificato come da noi e in cui i matrimoni sono persino combinati, si rivelano sorprendentemente più sani».

Parliamo di sesso.

«Quando facciamo sesso con qualcuno, questo produce cambiamenti a livello chimico nel nostro cervello, che faranno sì che troviamo quella persona più attraente, e che probabilmente sentiremo verso di lei una forma di attaccamento emotivo. Fare sesso occasionale vuol dire giocare con il fuoco, con meccanismi evolutivi molto potenti. Rischiamo di innamorarci e formare un legame con una persona non adatta a noi, quando in realtà sarebbe meglio cercare qualcuno con cui abbiamo più cose in comune, con cui condividiamo una visione del mondo, che ci dà stimoli intellettuali. Forse per la nostra salute sarebbe meglio rispolverare i lunghi corteggiamenti, che servono ad accertarsi di avere di fronte una persona con cui siamo compatibili. Il sesso probabilmente confonde le cose, perché libera sostanze chimiche che distorcono la percezione. Come ho detto, questo ha una precisa ragione evolutiva, è molto vantaggioso per la specie, ma non sempre per noi individui».

«Nessuno di noi è del tutto immune dalla malattia mentale, se non altro perché nessuno di noi può evitare di innamorarsi».

Dipendenza

«Le somiglianze tra innamoramento e dipendenza da sostanze come droghe e alcool sono molte. Tossicodipendenti e alcolisti avvertono un senso di incompletezza, sono coscienti dell'irrazionalità dei propri comportamenti ma non riescono a modificarlo. Ma c'è anche una similitudine chimica. L'incontro di una persona da cui siamo attratti causa il rilascio nel cervello di feniletilamina, un composto simile all'amfetamina. L'abbandono causa invece un brusco abbassamento del suo livello, che assomiglia molto alla crisi di astinenza di un tossicodipendente. Anche le aree cerebrali coinvolte sono le stesse nell'innamoramento e nel consumo di oppiacei e cocaina, come ha dimostrato uno studio di Semir Zeki pubblicato su 'NeuroReport' nel 2000»

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Trovo che sia certo doloroso ma anche magnifico poter di tanto in tanto diventare folli, cosa che i Greci –ancora una volta- ben sapevano e alla quale hanno dato il nome di Dioniso…

E tutto questo mi fa pensare a quanto acuto sia Schopenhauer, il quale afferma che «mettere al mondo un uomo senza alcuna passione soggettiva, senza desiderio e impulso fisico, solo per pura riflessione e fredda intenzione, affinché egli sia nel mondo –sarebbe un’azione assai dubbia dal punto di vista morale, un’azione di cui solo pochi si assumerebbero la responsabilità» (Parerga e Paralipomena, Adelphi, vol. II, pag. 416).

Vivere con pienezza un innamoramento corrisposto è probabilmente la più grande gioia che sia data a un umano; sopportare con serenità e calma un abbandono significa essere diventati finalmente saggi. E per raggiungere questo secondo scopo esistono –prima ancora dei farmaci- delle tecniche potenti e quasi sempre efficaci…


agb
Sono figlio della Terra e del Cielo stellato
(Lamina orfica di Hipponion)
Cateno Inserito il - 14/06/2005 : 20:46:44
Per Filosofessa:

quote:
l’amore più sincero è quello che si dà e si riceve senza parole…


Ecco un'altra mistica. Benvenuta nel club...
Ma non eri tu che una volta volevi che ti parlassi dell'amore?
Ad ogni modo forse hai ragione: il gesto, lo sguardo, il corpo in generale dicono sull'amore più di quanto facciano le parole.

L'esistenza è un episodio del nulla (Schopenhauer)
Amelia Inserito il - 14/06/2005 : 06:50:15
quote:
Ma perché solo le donne? Gli uomini che credono nel grande amore (e ci sono!) non condividono forse lo stesso destino?

Penso proprio di sì...e tu con la tua domanda, retorica, e Cateno con la sua risposta, lo confermate.
Ma quella frase, nata così com'è dalla bocca di un uomo, io l'ho sentita bella, amara e vera per le donne, per il semplice fatto che io sono donna e che quella sofferenza porto nel mio corpo di donna.
Perché è vero che gli uomini condividono la stessa sorte ma il sentire dell'uomo e della donna non è lo stesso, per il semplice fatto che abitiamo-siamo corpi diversi, il che non esclude la possibilità di una reciproca -anche se rara- comprensione.


Edited by - amelia on 14/06/2005 07:40:04
Filosofessa Inserito il - 13/06/2005 : 22:50:07
Se posso dire la mia, credo che L’Amore, sia uno di quegli argomenti su cui non si deve dir nulla, perché nel momento stesso in cui se ne parla, si perde il suo valore.
Fiumi d’inchiostro si sono sprecati per parlare d’amore, ma credo che il vero amore, sia quello che nasce senza un perché, che cresce in noi e si radica fino a soffocarci, fino a cambiarci.
Amore, amore e perché poi si parla solo di amore tra amanti? E l’amore di madre? E quello di fratelli? E l’amore verso qualcosa, un sogno, un’ambizione?
L’Amore è un fenomeno troppo complesso per racchiuderlo in formule o svelarlo nei baci perugina, e l’amore più sincero è quello che si dà e si riceve senza parole…


alice Inserito il - 11/06/2005 : 23:02:31
quote:

A proposito: il nuovo esperimento indica tra l'altro che, quando un amore finisce, i circuiti neurali restano intatti, pronti a riaccendersi in presenza di un nuovo amore.



Avvincente. Però bisognerebbe farselo tatuare addosso per ricordarselo quando si è a pezzi.

L' essenza della Bruttura si trova nella faccia della gente.
Cateno Inserito il - 11/06/2005 : 16:39:51
Ahimè, eccome se non lo condividono...

L'esistenza è un episodio del nulla (Schopenhauer)
Biuso Inserito il - 10/06/2005 : 13:20:47
Bella -anche se amara- questa citazione, Amelia.
Ma perché solo le donne? Gli uomini che credono nel grande amore (e ci sono!) non condividono forse lo stesso destino?

agb
Sono figlio della Terra e del Cielo stellato
(Lamina orfica di Hipponion)
Amelia Inserito il - 08/06/2005 : 23:02:42
A proposito di conseguenze dell'amore...
Dal film L’età acerba di André Techiné :

Le donne che credono nel grande amore sono come agnelli destinati al macello


utente non registrato Inserito il - 04/06/2005 : 21:24:09
L'amore è una grave malattia della mente!

______
platone@tiscali.it
diko Inserito il - 04/06/2005 : 13:01:56
Vivere pensando. Malattia e perdita di tempo?

diko
Cateno Inserito il - 04/06/2005 : 10:46:10
Il mio calcolatore è stato malato e l’ho dovuto portare all’ospedale, ecco perché sono quasi sparito. Ritorno, come sempre, con un intervento lungo, ma devo recuperare il tempo perso, no? Questo intervento potrebbe avere come titolo: D'amore s'insavisce.

Certo, è vero, gli innamorati dicono che sono verità ma non so fino a che punto banali. Il nodo cruciale della questione è affrontato sin dagli albori: Odi et amo. Quare id faciam fortasse requiris./ Nescio, sed fieri sentio, et excrucior. Sono cosciente della mia “psicosi”, della mia lacerazione, ma ciò che mi tormenta (oddio, come rendere la densità di “excrucior”?) ma non so perché. Certo, la letteratura italiana non manca di esempi, che vanno dal sonetto CXXXIV delle RVF di Petrarca “Pace non trovo, e non ò da far guerra” (e se non è psicosi al limite della schizofrenia questa…), fino al Leopardi del “Pensiero dominante”: “Che divenute son, fuor di te solo,/ tutte l’opre terrene,/ tutta intera la vita al guardo mio!/ Che intollerabil noia/ gli ozi, i commerci usati,/ e di vano piacer la vana spene,/ allato a quella gioia,/ gioia celeste cha da te mi viene!” (e se non è paranoia questa… se un ubriacone dovesse parlare poeticamente della bottiglia non potrebbe farlo altro che in questi termini!). Per non citare i Mogol-Battisti, che so, di “Non è Francesca”, ossessiva ed inquietante, oppure “E penso a te”, con quel chiodo fisso da monomane. Ma vatti a fidare di scrittori e poeti! Ad ogni modo, mi pare che queste indagini svelanti i processi chimici sono fruttuose (forse però gli innamorati ne farebbero volentieri a meno); vediamo di prendere in considerazione i punti uno per uno: 1) l'amore romantico deriva da una regione del cervello differente da quella dell'eccitazione sessuale; bene, aggiungo io, questo già lo sapevano i romantici tedeschi, o almeno, ignorando l’aspetto neurologico, sapevano che era diverso, poiché si può rintracciare un amore “fusione” in cui l’aspetto sessuale è poco rilevante se non nullo, come negli “Inni alla notte” di Novalis ed un amore “passione”, in cui determinante è lo shock, la scossa elettrizzante, rintracciabile, tra gli altri, nei racconti o in qualche romanzo di Hoffmann; 2) in termini neurologici, l'innamoramento è simile alla fame, alla sete o al desiderio di droga da parte di un tossico; d’accordo, ma qui mi pare bene evidenziare una differenza: l’assunzione di sostanze provoca un’esaltazione iniziale che scema più o meno improvvisamente lasciando in una fase depressiva fino alla prossima assunzione; la fame e la sete una volta soddisfatte scompaiono del tutto, per un certo periodo, o addirittura si può arrivare alla momentanea saturazione eccessiva; l’amore non si appaga mai, almeno nei primi due anni, ma di questo parlerò più avanti, non si appaga, dunque, né col tentativo estremo di possesso fisico (quale potrebbe essere il rapporto sessuale; certo che definirlo così…) né con lo stare sempre con la persona amata: anticipo qui una conclusione: l’amore è totalmente mentale; 3) con il passare del tempo, la tempesta di dopamina gradualmente si riduce, pur senza scomparire del tutto (perlomeno non scompare dopo due anni, non sono disponibili dati su relazioni sentimentali più lunghe); però, credo, l’amore non è connesso solamente alla quantità di dopamina; se fosse così allora si dovrebbe dire che più dopamina è prodotta e messa in circolazione più si è innamorati o più si ama; credo che nessuno sosterrebbe questo; i miei genitori stanno assieme da 25 anni e posso certamente affermare che il loro livello di dopamina è sicuramente basso se non nullo, almeno quello prodotto a causa dell’innamoramento; tuttavia si amano e su questo metterei la mano sul fuoco; 4) essere lasciati dal proprio innamorato ha un effetto neurologico simile o più forte di quello provocato dalla prima scintilla d'amore; per commentare quest’ultimo punto voglio prima dire le mie conclusioni: l’amore, come accennato, è puramente mentale: basta leggere, per rifarci ancora ai malfidosi poeti, “Aspasia” di Leopardi o più semplicemente costatare, come risulta anche dalla ricerca sopra riportata, che non appena un rapporto finisce si scorgono nella “perfetta” persona amata mille difetti di cui prima non ci si era accorti; che l’amore sia puramente mentale comporta inoltre il fatto che, probabilmente e contro le indicazioni neurologiche o chimiche, l’amore possa crescere con il passare del tempo e anche allo scemare della quantità di dopamina; perché l’amore si nutre di mille piccoli gesti quotidiani, di tutti gli sguardi che non cambieremmo con nulla al mondo, dei baci, dei risvegli, delle liti e dal “fare la pace”: ecco, la prima scintilla d’amore è la possibilità che apre altre possibilità; la fine dell’amore è la chiusura di una mondo. è una sorta di impossibilità dell’esistenza. Quanto grazie dovremmo dire a Leopardi? Egli ci ha insegnato anche questo specialmente con “Amore e morte”. Pure Proust, in quel mirabolante “Un amore di Swann”, compreso nel primo libro della “Recherche”, ci ha svelato molto sull’amore, ne ha descritto le minuzie come pochi hanno saputo fare e per il nostro tema egli suggerisce: “l’amore e la morte hanno come punto comune, più che non quelli così vaghi, che si ripetono sempre, l’indurci a interrogare più profondamente, nel timore che la sua realtà sfugga, il mistero della personalità”. Ebbene, chiudendo il ciclo: Nescio, sed fieri sentio. Sì, l’amore ci spinge ad indagare, non sappiamo cos’è e perché è, ma crediamo ci serva a trovare un senso (scusate ma in questo periodo sono fissato). E chissà se il nostro Esserci, oltre che ad essere-per-la morte, sia anche un essere-per-l’amore.


L'esistenza è un episodio del nulla (Schopenhauer)
Amelia Inserito il - 04/06/2005 : 10:13:56
D'amore s'impazzisce e...si dimagrisce,come può ben testimoniare chi è stato colpito dalla freccia di Eros.
E questo dovrebbe far riflettere sul rapporto, non così scontato, tra peso corporeo e cibo.
Al bando le diete !

Amelia


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