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 ordine del giorno: Relativismo

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
giofilo Inserito il - 22/05/2005 : 13:24:46
La trasmissione (bellissima!) di radio rai 3 Fahreneit, proporrà fino a sabato prossimo interviste a docenti ed esperti di filosofia (e non solo) su un tema che da sempre (sin dalla nascità del problema della/delle morale/i in Grecia) ricorre al centro della speculazione filosofica (e non solo!), e che ora è più che mai tornato alla ribalta: il relativismo.
Vi linko il sito della trasmissione dove potrete ascoltare le registrazioni delle interviste che, ripeto, si devono ancora concludere.
http://www.radio.rai.it/radio3/fahrenheit/mostra_evento.cfm?Q_EV_ID=133676
Che ne dite di ascoltarle e di scrivere cosa ne pensiamo in proposito???


7   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
Biuso Inserito il - 26/05/2005 : 14:18:01
Capisco bene le ragioni del suo riferirsi al cattolicesimo. La mia osservazione non è rivolta a lei ma vorrebbe essere una riflessione generale riguardante proprio il discorso su Dio.

Per quanto riguarda il numero degli interventi...stia tranquillo: gli amici di Cybersofia intervengono poco ma leggono molto
Quindi non si scoraggi e continui a scrivere.

agb
Sono figlio della Terra e del Cielo stellato
(Lamina orfica di Hipponion)
giofilo Inserito il - 26/05/2005 : 13:51:53
quote:

quote:

Il fatto è che non è facile ridurre a "presupposto teorico" la fede nell'esistenza di Dio, e questo è un problema, poichè è proprio dalla Chiesa che oggi rinasce questo dibattito.



Scusate ma perché quando si scrive o si pronuncia la parola Dio si pensa subito e soltanto al cristianesimo, o addirittura alla sua forma cattolica?
Il divino è dappertutto, è nella luce meridiana, è nella simmetria delle galassie, è nella memoria degli dèi greci, è nei mantra orientali, è nella potenza del pensare, è nella natura e nella mente. Dio è il cuore del mondo e noi siamo una sua parte.
Delimitare Dio all'orizzonte (dignitosissimo, certo) di una Chiesa (cattolica o altro) significa impoverire la forza e la potenza della sua sostanza.

agb
Sono figlio della Terra e del Cielo stellato
(Lamina orfica di Hipponion)




Ho limitato la parola "Dio" alla religione cattolica per due motivi: perchè è dal nuovo Papa Benedetto XVI che è nuovamente sorto il dibattito sulla cosidetta "dittatura del relativismo"...e soprattutto perchè mi ritengo un ateo e mi trovo in difficoltà rilevanti nel parlare di Dio, quindi mi limito a ciò che, per l'educazione fornitami, conosco.
Ma sarei molto contento se qualcuno potesse esporre le proprie idee anche in merito ad altre credenze.

Comunque, a quanto ho capito (dal numero di interventi) questa discussione non ha avuto molto successo...

Edited by - Giofilo on 26/05/2005 13:53:15
Biuso Inserito il - 26/05/2005 : 13:27:42
quote:

Il fatto è che non è facile ridurre a "presupposto teorico" la fede nell'esistenza di Dio, e questo è un problema, poichè è proprio dalla Chiesa che oggi rinasce questo dibattito.



Scusate ma perché quando si scrive o si pronuncia la parola Dio si pensa subito e soltanto al cristianesimo, o addirittura alla sua forma cattolica?
Il divino è dappertutto, è nella luce meridiana, è nella simmetria delle galassie, è nella memoria degli dèi greci, è nei mantra orientali, è nella potenza del pensare, è nella natura e nella mente. Dio è il cuore del mondo e noi siamo una sua parte.
Delimitare Dio all'orizzonte (dignitosissimo, certo) di una Chiesa (cattolica o altro) significa impoverire la forza e la potenza della sua sostanza.

agb
Sono figlio della Terra e del Cielo stellato
(Lamina orfica di Hipponion)
giofilo Inserito il - 26/05/2005 : 00:52:54
Riporto qui delle domande (con relativi tentativi di risposta) che una persona mi ha fatto altrove.

1)"ma il dibattito sul relativismo deve partire principalmente più da presupposti teorici o morali?"

Se, come spero di aver capito, per presupposti "teorici" intendi delle "idee" che l'uomo fa proprie a priori rispetto al proprio comportamento e al proprio inseme di valori (rispetto alla morale)...bhè penso che sia proprio da questi presupposti che debba partire il dibattito sul relativismo.
Il fatto è che non è facile ridurre a "presupposto teorico" la fede nell'esistenza di Dio, e questo è un problema, poichè è proprio dalla Chiesa che oggi rinasce questo dibattito.
E ponendo che sia così, cioè che il credente, avendo come proprio presupposto teorico la totale credenza in Dio e di Dio, non si risolvono comunque i problemi! Cerco di spiegarmi meglio: non è detto che il credere che la verità assoluta esista (quella di Dio) escluda a priori un "certo" relativismo, questa è la presa di posizione del arcivescovo e cardinale di Milano mons. Carlo Maria Martini. Martini propone una visione della religione cattolica (e della verità che porta) molto più aperta di quella del nuovo Papa Ratzinger, intendiamoci, Martini afferma che la Verità verrà a noi solo quando saliremo a Dio padre, ma mentre siamo in vita la verità può avere molte sfaccettature e, nella nostra scelta, dovremmo conoscerle tutte.

2)"ma il relativismo è un valore fra tanti, storicamente determinato ed empiricamente condizionato, o è esso stesso un valore assoluto?"

Ecco qui il punto dove Papa Ratzinger trova buon gioco: il relativismo può essere un valore assoluto! E' proprio il relativismo inteso come "visione del mondo", cioè come convinzione che non esisti Una Verità (La Verità), che Ratzinger critica. Ma il discorso del Papa non era così moderato a mio parere, probabilmente vuole restituire alla Chiesa una veste antica (a mio parere sfortunata): quella di essere La sola portatrice di Valori e Verità. In questo caso verrebbe proposto come avversario del relativismo-assolutismo un altro assolutismo: la religione. Almeno questo è secondo me il rischio.

3)"ma se il termine "relativo" è semanticamente correlato a quello di "assoluto" (tipo caldo-freddo, alto-basso, pari-dispari, bello-brutto, etc.), non è pretenzioso, scusate il gioco di parole, "assolutizzare" ciascuno dei due termini della coppia visto che, come disse qualcuno, "l'uno vive la morte dell'altro e l'altro muore la vita del primo"?

Penso di avere già abbozzato una risposta sopra...secondo me si, è pretenzioso oltre che pericoloso

giofilo Inserito il - 26/05/2005 : 00:51:56
Marcello Cini, professore emerito di fisica teorica alla Sapienza di Roma. E' un relativista. Scriverò qualcosa che contiene per metà la sua intervista e per l'altra una mia "autointervista" .

Uno dei problemi principali nello scegliere di "votare" a favore del relativismo è: ma valori come il rispetto dell'altro, della vita altrui, i diritti umani, la pace e tanto altro, non dovrebbero essere assoluti?
No, risponde Marcello Cini, non devono essere "assoluti", bensì "universali" che è ben diverso; l'assolutismo contiene in sè il germe del fondamentalismo, "in nome del quale tutto è lecito".

Ma nasce subito un secondo problema: secondo i critici del relativismo è proprio quest'ultimo che porta al "tutto è lecito" poichè, per così dire "tutto è relativo", ogni verità e visione del mondo ha il suo lasciapassare. Come si spiega?
Non si può ridurre la negazione dell'assoluto a "tutto è possibile", sarebbe un passaggio da un assoluto ad un altro, un passaggio dall'assolutismo alla "dittatura del relativismo" (per dirla con Ratzinger).
C'è relativismo e relativismo, il relativismo da seguire, deve essere un relativismo che tiene conto della "evoluzione" dell'uomo (di ogni tipo di uomo), della sua cultura e modo di vivere.
Le verità (attenzione "le" e non "La"), siano esse morali o scientifiche, sono sempre sottoposte a "falsificazione" (per dirla col grande Karl Popper), rinnovazione, a processi per i quali vengono cambiate o eliminate del tutto, questo è il progresso vero dell'uomo: un progredire sempre più verso ciò che si ritiene sia la verità, con la riserva che, probabilmente, tale verità non esiste, o ne esistono più di una, o che bisogna cambiare strada e ricominciare daccapo.
"Omnis determinatio est negatio".


giofilo Inserito il - 22/05/2005 : 13:26:18
Giulio Giorrello dice: "il relativismo non significa, banalmente come affermano alcuni suoi critici, un pensare che tutti i punti di vista siano equipollenti; è piuttosto riconoscere il fatto che esistono sempre punti di vista differenti, che questi punti differenti spesso interagiscono e che, oltre ad una teoria dominante bisogna avere necessariamente delle norme alternative ecc..."

In pratica per Giorello "il relativismo è l'opposto di assolutismo", il riconoscere, riguardo a qualsiasi credenza od argomento, che esistono punti di vista diverso dal nostro o da quello dominante è fondamentale per la formazione di una società più tollerante e pacifica.

Afferma in modo provocatorio di essere a favore dell'indifferentismo, se con tale parola intendiamo il non creare differenze tra gli uomini in base a delle scelte religiose e culturali diverse...l'indifferente non è egoista, ma altruista, poichè è colui che, nell'aiutare o nel semplice interagire con il suo prossimo, non dà alcuna importanza al fatto che egli sia musulmano, ebreo, cattolico o altro.

Ciò che disse Papa Ratzinger (quando era cardinale), fu un riferimento alla "dittatura del relativismo", dannosa all'uomo ed alla chiesa; ovviamente Giorrello non è daccordo col Santo Padre, ed afferma che "la dittatura del relativismo" è una "filosofia cristiana" (riprende una frase dispreggiativa di Heidegger), cioè proprio quel tipo di filosofia che non tiene conto dell'alterità di opinioni e modi di vivere/pensare che le sono attorno. E neanche, essendo il contrario di relativismo l'assolutismo, "la dittatura del relativismo" sarebbe la dittatura di chi non vuole più dittature, anzi è una salvaguardia anche di coloro che relativisti non sono!

Per Giorello non esiste l'assoulto (l'unico punto di vista valido) come contrario del relativo (ciò che dall'assoluto dipende ed è secondario), i due termini diventano indifferenti, esistono una pluralità di assoluti (poichè tutti hanno la medesima importanza) relativi fra loro (appunto perchè in stretta cor-relazione).

Secondo me ciò che dice Giorello è molto giusto, molto rivoluzionario, ma molto difficile da applicare...noi però possiamo dare il nostro piccolo contributo al "relativismo" (nel senso detto sopra), e mi viene in mente il referendum sulla fecondazione assistita: non tenere da conto le altre opinioni diverse dalle nostre sarebbe troppo sbagliato, anzi sarebbe un suicidio trincerarsi nelle proprie idee...che poi non sono mai "nostre" in tutto e per tutto ma quasi sempre scaturiscono dal nostro tipo di educazione...ecco, essere più reltivisti forse ci aiuterebbe a costruirci delle idee "più nostre" poichè sarebbbero il frutto del confronto e del dialogo.


giofilo Inserito il - 22/05/2005 : 13:25:46
Tra gli ospiti: Giulio Giorello, docente di Filosofia della Scienza all'Università degli Studi di Milano; Vittorio Possenti, Docente Filosofia politica all`Università di Venezia; Marcello Cini, Professore emerito di Fisica teorica all`Universita` La Sapienza di Roma; Carlo Sini, docente di Filosofia Teoretica presso l'Università Statale di Milano; niente di meno che...Giovanni Jervis, docente di Psicologia dinamica all'università La Sapienza di Roma, autore di "Contro il Relativismo"; Roberta De Monticelli, docente di Filosofia della persona all'università Vita-Salute San Raffaele di Milano; Armando Massarenti, filosofo, giornalista del "Sole 24 Ore".



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