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 Tempo e Memoria

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Biuso Inserito il - 27/04/2005 : 22:37:09
Parlo qui –nella sezione “Mente”- di una mostra perché i temi che affronta sono non solo filosofici ma riguardano l'argomento del corso di fdm di quest’anno : Mente e Temporalità.
Nel semplicissimo e splendido spazio del PAC (Padiglione d’Arte Contemporanea) di Milano progettato da Ignazio Gardella, Christian Boltanski ha infatti allestito una mostra dal titolo Ultime notizie nella quale l’arte concettuale diventa una riflessione radicale sul tempo e sulla memoria. Basta descrivere alcune delle dodici opere per intuire la capacità di questo artista di rendere carne l’essenza del tempo, il suo immutabile passare.

Si comincia con Gli abbonati del telefono, una grande sala con degli scaffali in cui sono allineati 2639 elenchi telefonici dei Paesi e delle città più diverse del pianeta. Salvare i nomi dall’oblio è il compito programmatico che dà la tonalità all’intera mostra.
6 settembre è il giorno di nascita di Boltanski. Su tre pareti scorrono a grande velocità le immagini di avvenimenti accaduti quel giorno dell’anno. Tre pulsanti consentono di bloccare il turbinoso avvicendarsi su un singolo fotogramma, nell’illusione –quasi- di fermare così il dissolversi degli eventi.
In una piccola sala illuminata soltanto da una lampadina, delle placche vitree colorate di nero rimandano l’immagine del visitatore. Voci in sottofondo sussurrano dei nomi di persona, a suggerire altre identità che possiamo diventare. Entrare in questo luogo di Immagini nere dà quasi un brivido, come se il passo della morte fosse già stato compiuto.
E infatti alle pareti opposte del corridoio principale del PAC si stagliano due parole formate da centinaia di lampadine: Tot (morte) e Silenzio. E su tutto si ripete –ossessiva e inquietante- Orologio parlante, una voce che scandisce l’ora secondo dopo secondo…
Ma è nell’ultima sala che si rimane stupefatti e immobili: Il cuore è un grande spazio dove si sente la registrazione sonora del cuore di Boltanski, il cui pulsare accende e spegne una lampadina posta al centro. Nient’altro.

È una mostra geniale e funerea, nella quale l’ossessione del ricordo diventa un trionfo della morte. E questo mi ha fatto capire ancor meglio perché se senza memoria non siamo più niente, un eccesso di memoria coincide con la morte. E ho benedetto, uscendo, il dimenticare, il passare, la natura assolutamente effimera e transitoria del mio corpo. È questo essere destinato all’oblio e al nulla che mi consente di essere vivo

agb
Sono figlio della Terra e del Cielo stellato
(Lamina orfica di Hipponion)
2   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
utente non registrato Inserito il - 23/06/2005 : 19:38:43
Un uomo senza memoria è un uomo senza futuro.

______
noumeno@hotmail.it
Biuso Inserito il - 21/06/2005 : 14:42:31
Un articolo da la Repubblica conferma gli intrecci profondi tra tempo fisico, tempo corpo e tempo mente. Lo copio qui sotto.

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Studio italo-austrialiano spiega un fenomeno finora solo intuito: dipende dal movimento degli occhi

L'orologio del cervello è fuori fase "rallenta" la vita del 15 per cento

ROMA - Il cervello dell'uomo perde il senso del tempo: lo dimostra una ricerca dell'Università San Raffaele, dell'Università di Firenze e della Università Western di Perth, che mette in luce l'esistenza di una sorta di "scollamento" che c'è tra la percezione dello scorrere del tempo e il tempo fisico. Lo studio, condotto da Maria Concetta Morrone, docente di psicologia fisiologica dell'ateneo milanese, viene pubblicato su "Nature Neuroscience", la più autorevole rivista nel campo delle neuroscienze.

I ricercatori hanno compreso che ad ogni movimento dell'occhio, il cervello risponde comprimendo non solo lo spazio, ma anche il tempo; in pratica nel corso di rapidi movimenti oculari la mente percepisce il tempo scorrere più velocemente di quanto accada in realtà.

Gli studiosi sottolineano che ogni secondo i nostri occhi si muovono dalle tre alle quattro volte per seguire i cambiamenti dell'ambiente che ci circonda, e ogni volta il cervello riorganizza velocemente i collegamenti tra neurone e neurone e tra neuroni e retina. Il cervello svolge in questa situazione anche una funzione di previsione, cercando addirittura di anticipare i cambiamenti che interverranno.

Effetto di questa "corsa" incontro al nuovo evento, spiegano i ricercatori, è una sorta di rallentamento dell'orologio interno del cervello tanto che si perde la percezione dell'effettivo passare del tempo. Attimi che, assommati nel corso di un intera vita, possono portare anche al 15 per cento di perdita di percezione del tempo fisico totale.

"Esiste un'analogia molto affascinante tra i risultati del nostro studio e la Teoria della Relatività Speciale di Einstein - commenta Maria Concetta Morrone - come a una velocità prossima a quella della luce - spiega - gli orologi segnano il tempo più lentamente, il cervello, per controbilanciare il rapido spostamento delle immagini del mondo, "vede" le distanze relative compresse mentre il suo orologio interno rallenta".

Lo studio si basa su un semplice test visivo: i soggetti erano invitati a fissare un punto su uno schermo e due bande nere apparivano in rapida successione, con un intervallo di 100 millisecondi, sul suo margine superiore e inferiore. Il test era poi ripetuto chiedendo ai partecipanti di fissare nuovamente il punto sullo schermo. Il punto all'improvviso scompariva per riapparire spostato rispetto alla precedente posizione di circa 15 gradi.

Immediatamente dopo le due bande venivano visualizzate al margine inferiore e superiore dello schermo, prima l'una e poi l'altra e sempre con un intervallo di 100 millisecondi. Ai soggetti veniva, quindi, chiesto se avessero notato delle differenze nella durata dell'intervallo di tempo che separava la comparsa delle due bande nei due test: quasi la totalità di loro affermava che la successione nel secondo caso era nettamente più rapida, dimostrando quindi come si verificasse ogni volta una distorsione nel modo di percepire il tempo.

(20 giugno 2005)
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agb
Sono figlio della Terra e del Cielo stellato
(Lamina orfica di Hipponion)

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