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 Mente e falsi ricordi

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V I S U A L I Z Z A    D I S C U S S I O N E
Biuso Inserito il - 30/10/2004 : 12:33:44
Dal notiziario telematico de "Le Scienze" ( http://www.lescienze.it/index.php3?id=9773 )
leggo la notizia che riporto qui sotto e che conferma non solo la complessità del mentale ma il fatto che in qualche modo ci inventiamo la vita. Tutto accade in noi, nell'apertura al mondo che siamo. Aristotele ha ragione a dire che "la mente è, in qualche modo, tutto" (De anima, 431b). Sì, lo so che tradurre con mente è discutibile ma non sono un filologo e quindi mi permetto di attualizzare il Maestro...
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Falsi ricordi
Spesso la memoria non distingue fra percezioni effettive e immaginazione

I falsi ricordi sono spesso oggetto di controversie fra gli scienziati, e la discussione riguarda anche la credibilità dei racconti dei testimoni durante un processo: secondo alcuni, infatti, si tratterebbe di memorie represse che si riaffacciano in superficie anni dopo un evento traumatico.
Poiché la memoria è imperfetta anche in circostanze ordinarie - la formazione, l’immagazzinamento e il recupero dei ricordi dipendono da molti fattori che possono influenzare questi processi -, è improbabile che una risposta univoca possa mettere a tacere queste controversie. Eppure, un gruppo multidisciplinare di ricercatori della Northwestern University è riuscito a scoprire nuove prove sull’esistenza dei falsi ricordi e di come si formano.
Lo studio, descritto in un articolo pubblicato sulla rivista “Psychological Science”, sfrutta le tecniche di risonanza magnetica per individuare come si forma il ricordo di qualcosa che non è mai accaduto. “Abbiamo misurato l’attività cerebrale - spiega lo psicologo Kenneth A. Paller - di persone che osservavano la foto di un oggetto o immaginavano altri oggetti che chiedevamo loro di visualizzare. Più tardi abbiamo chiesto ai partecipanti di discriminare fra quello che avevano visto realmente e quello che si erano immaginati”.
Molte delle figure visive che ai soggetti era stato chiesto di immaginarsi, in seguito sono state ricordate erroneamente come effettivamente osservate. “Riteniamo - afferma Paller - che le parti del cervello usate per percepire realmente un oggetto e per immaginarlo si sovrappongano. Pertanto, un evento vividamente immaginato può lasciare una traccia nel cervello molto simile a quella di un evento realmente sperimentato. Quando i ricordi vengono immagazzinati, che si tratti di oggetti percepiti o immaginati, vengono coinvolte alcune delle stesse aree cerebrali”.

© 1999 - 2004 Le Scienze S.p.A.
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agb
Sed omnia praeclara tam difficilia, quam rara sunt.
(Spinoza)
14   U L T I M E    R I S P O S T E    (in alto le più recenti)
ClessidraCapovolta Inserito il - 16/11/2004 : 16:56:46
*Il fatto è che dopo una così lunga assenza "i loro ricordi non si somigliano". Crediamo che i nostri ricordi coincidano con quelli di chi abbiamo amato, crediamo di avere vissuto la medesima esperienza, ma è un'illusione. D'altro canto, che può fare la nostra flebile memoria? Del passato, non ricorda che una "insignificante minuscola particella senza che nessuno sappia perchè proprio questa e non un'altra".*

*L'ignoranza* , Milan Kundera.

Ve lo consiglio vivamente.



*°*~°~°~*°*
Torna il sole, non il tempo..
[/i]
utente non registrato Inserito il - 12/11/2004 : 16:21:35
[quote]
Per il resto volevo porvi un mio stravagante dubbio...introducendo il discorso riguardo al "ricordo in stato di ebrezza"...non sto affermando niente di concreto...ma vorrei semplicemente capire se:



Ciao Nina...sono il tuo collega preferito, una di quelle che persone di cui non puoi dire quando esattamente l'hai conosciuta, perchè mi conosci da sempre!Penso proprio che hai capito!
Provo a rispondere ai tuoi dubbi sul "ricordo in stato di ebrezza":
Le due domande sono strettamente collegate nella stessa risposta. L'alcool agisce (non conosco bene le modalità) all'interno del nostro sistema nervoso intaccando le "sinapsi", cioè i collegamenti tra cellule nervose.
Accanto alla spiegazione scientifica ce n'è un'altra che è totalmente legata alla soggettività di ognuno: tutti, volenti o nolenti, creiamo durante la nostra vita una sorta di "barriera" all'interno della nostra persona che divide l'inconscio dal conscio. I fatti e le esperienze (e le persone ad esse collegate)che, per qualche motivo abbiamo "inconsciamente" vissuto in modo negativo, come fatti di poca importanza o, al contrario, come fatti che di importanza ne hanno troppa, sono "gettati" da noi stessi al di là della barriera e diventano così "latenti": non li ricordiamo più, li rifiutiamo (sempre inconsciamente), e per farli rinvenire allo stato conscio della nostra persona dobbiamo fare grandi sforzi (c'è gente, che ne ha bisogno, per questo va dallo psicologo).
L'alcool cosa fa? Se unisci ciò che ho detto in modo banale sul sistema nervoso e ciò che ho esposto, in modo ancora più banale, riguardo all'inconscio (che altro non è che la teoria della personalità di Freud), capirai che l'alcool abbassa quella barriera (anche se di molto poco) allo stesso modo in cui la abbassa il dormire (da qui i sogni)
...E a questo punto l'inconscio viene fuori con tutte le conseguenze: rinvengono alla nostra memoria fatti, emozioni, sensazioni che avevamo "dimenticato", ci mostriamo agli altri come non avremmo mai voluto (o forse come avremmo sempre voluto) "rivelando" cose impensabili prima. Poi, la mattina dopo, la barriera si "alza" di nuovo, tutto torna al suo posto e quindi anche l'esperienza della sera prima, non ricordando quasi niente.

P.s.: ricorda comunque che, oltre a liberare l'inconscio, l'alcool fa male al fegato :-) !!!
Un bacio.

______
need85@tin.it
Nina Inserito il - 11/11/2004 : 14:49:41
Per quanto riguarda il mio “finale”…era semplicemente un modo per dire che condivido in ogni caso il tuo punto di vista e che ognuno, ovviamente, ne deve avere uno proprio. Tutto ciò che tu hai scritto l’ho sempre condiviso né mai negato; il fatto che, se ci pensi a fondo, un ricordo in quanto è passato, pur bello e piacevole che sia, oramai non c’è più e quindi ci si deve arrendere alla realtà di fatto che trasformandolo in passato, finito non ti consentirà più di riviverlo…così logicamente lo si vede in maniera negativa…Per quanto riguarda il tuo “spingersi verso l’ottimismo con volontà velata” e il fatto di non voler accettare l’inutilità di certe sensazioni non lo comprendo in maniera chiara… Cioè, vedo che c’è una sorta di arrendevolezza a quello che sentiamo veramente, a quello che proviamo veramente quando ci rendiamo conto di non poter rivivere più determinate esperienze…Non so, forse mi sbaglio, ma vedo che vorresti , in un certo senso , obbligare te stesso a vedere il ricordo come qualcosa di negativo, o sbaglio?
In che senso, poi parli di “recitare” o “subire”?
Per finire…anche se non rientra molto nel discorso: non saprei se sia meglio sprofondare in questo realismo pessimista o cercare di andare avanti attraverso un ottimismo forzato. Il mio, di ottimismo, ha cominciato a mettere radici molto tempo fa quando mi sono resa conto che nel presente che vivevo non c’era niente che mi soddisfaceva…e quindi ho cercato di ripensare alla mia vita come qualcosa di importante, di realmente vissuto e concretamente realizzato. Sono tornata indietro con la mente ad esperienze passate e, devo ammettere –anche se molti dicono che non bisogna mai rimuginare sul proprio passato – che sono riuscita a constatare di quanto bella la mia vita fosse stata fino a quel momento…Forse è per questo che non ti trovi d’accordo con me, forse perché pensi che mi sia fatta abbindolare dai miei ricordi per sentirmi un po’ meglio…ma non voglio che si pensi che i ricordi siano esclusivamente una scappatoia per non vivere il presente…anzi, ti servono per ciò che farai in seguito e per non commettere gli stessi errori che hai fatto in passato. Mi hai fatto riflettere molto su questo punto, ma non vorrei stare qui a dire solo stupidaggini sennò mi dilungherei troppo…
Penso solo questo: ognuno di noi è “costretto” a vivere la propria vita con i suoi pro e con i suoi contro…si tira avanti e sicuramente non si potrà mai essere sempre ciò che si spera e ciò che si è realmente…Siamo tutti degli attori che giornalmente – a seconda dei diversi stati d’animo – sono diretti alla realizzazione di qualcosa – cosa, in verità , non lo sappiamo neanche noi… - e che quindi sono costretti a “recitare” una parte…gli altri sono come noi, siamo come in un circolo dove di volta in volta ci scambiamo i ruoli…per questo penso – anche se non credo sia affine a ciò che hai detto tu – che si reciti continuamente, quasi mai indotti dalle circostanze riusciamo ad essere quello che siamo realmente…e la maggior parte delle volte subiamo e cadiamo, ci facciamo male ma ci rialziamo…ecco che lì compare il vero significato di ciò che siamo realmente – costruiamo noi stessi , ci “miglioriamo” in base alle nostre esperienze, esperienze di vita che non esisterebbero più e non ci consentirebbero di andare avanti se non ci fossero quelle “particolarità – per qualcuno insignificanti – meravigliose dei RICORDI…”…

PS. Se potete rispondete alle domande sugli effetti del “dionisiaco” che avevo fatto nel post precedente!!



"Occhi profondi, illuminati solo dal buio sensibile della notte, che generano ombre nei tuoi, ombre di tenera e sviscerata luce ghiacciata che viene sciolta dal sorgere del sole...occhi impossibili, impassibili alla vista sbieca dei comuni osservatori..."

Edited by - Nina on 11/11/2004 16:35:48
Pr0f3 Inserito il - 11/11/2004 : 01:14:12
quote:


[...]ed è infantile reimmergersi in esso solo per sentirsi un po' meno soli, un po' meno vuoti [...] Sono reali esperienze vissute, passate ma sempre presenti in noi. Non possiamo "rinnegarli" nè tantomeno buttarli via, sono parte integrante di noi. In ogni caso , e lo ripeto per l'ennesima volta, dipende da ognuno di noi... "il mondo è bello perchè è vario.." o sbaglio?





Ciao.
L'aforisma riportato da me qualche giorno prima del tuo intervento non allude al "reimmeggersi in esso solo per sentirsi un po' meno soli" tanto meno nega il fatto che siano parte integrante di noi. La forza con la quale affermi la realtà del pessimismo è interessante, altrettanto lo è il non "rinnegarli" (i ricordi). Non sono in grado di rispondere al tuo finale "il mondo è bello perchè è vario...", non sò se sbagli o meno. Credo, però, che ci si spinge all'ottimismo con volontà "velata" o "mascherata", quasi ad alzare una barriera di difesa per combattere una verità schiacciante cha è quella del non voler accettare l'inutilità di certe sensazioni. Un palliativo per continuar a sopravvivere... che spinge però a comprendere la difficoltà del vivere e decidere: recitare o subire? E' il mio dilemma da sempre.

"Solo lo stupido non cambia" (proverbio armeno di sconosciuta paternità)
Nina Inserito il - 10/11/2004 : 21:43:15
Pensavo - ma è semplicemente una mia modesta opinione - che è alquanto soggettiva l'affermazione sul fatto che i ricordi sono in ogni caso negativi perchè rimandano la nostra memoria a qualcosa che è passato e che non è più. E' una visione pessimistica, molto realista devo ammettere, tanto che fino a poco tempo fa anch'io la pensavo in questo modo...ma sono arrivata alla conclusione che non bisogna "rimpiangere" ciò che non è più e che ovviamente non ritornerà a noi, o magari considerarlo essenzialmente negativo perchè è passato ed è infantile reimmergersi in esso solo per sentirsi un po' meno soli, un po' meno vuoti. Non voglio crederci più - non voglio che mi manchi un ricordo, nè voglio star male perchè non potrò riviverlo. Ma allora perchè esistono i ricordi? ! Qui vado a parare...e non credo che siano solo e soltanto dei sogni o chissà cos'altro.Sono reali esperienze vissute, passate ma sempre presenti in noi. Non possiamo "rinnegarli" nè tantomeno buttarli via, sono parte integrante di noi. In ogni caso , e lo ripeto per l'ennesima volta, dipende da ognuno di noi... "il mondo è bello perchè è vario.." o sbaglio?
Per il resto volevo porvi un mio stravagante dubbio...introducendo il discorso riguardo al "ricordo in stato di ebrezza"...non sto affermando niente di concreto...ma vorrei semplicemente capire se:
1) mentre si è in balia del "dionisiaco" - quindi durante l'assunzione di alcolici - vengono in mente spesso cose che non avremmo mai pensato di ricordare...come si spiega questo? ed inoltre: perchè , molte volte, persone che abitualmente hanno un atteggiamento chiuso, incomprensibile agli altri e freddo nei loro confronti, rapiti da quest'effervescente effetto cominciano a "rivelarsi", a confessarti cose che non ti saresti mai aspettato da loro? E penso alla famosa frase "IN VINO VERITAS"...ma continuo a non capire...
2) strano ma vero, l'indomani non appena ti alzi HAI DIMENTICATO TUTTO...o quasi...o magari ti penti di tutto ciò che hai fatto la sera prima...
Come si conciliano i due punti? Che, sinceramente, cominciano a sembrarmi davvero strambi...
Scusate ...ma ho bisogno di chiarimenti...magari potete aiutarmi con le vostre constatazioni...



"Il ricordo non dev'essere soltanto preciso, esso deve essere anche felice; l'applicazione del tappo alla bottiglia del ricordo deve aver consentito di conservare il profumo del vissuto, prima che sia messo il sigillo. Come l'uva non si può spremere in qualsiasi tempo e come il tempo della maturazione stagionale e della spremitura ha sul vino una grande influenza, nello stesso modo nemmeno il vissuto si può nel proprio intimo ricordare in qualsiasi tempo o in qualsiasi circostanza"

Pr0f3 Inserito il - 09/11/2004 : 21:52:28
Non vi è nulla che si ricordi positivamente: non v'è nulla di bello.

Un fatto accaduto che abbia tutte la sembianze del bello, del piacevole...finirà. Lo si ricorderà con dolore (quasi disprezzo) perchè non lo si vive più: è negativo.
Un fatto accaduto che abbia tutte la sembianze del brutto, dell'inconveniente è già di natura negativo.
Non c'è via d'uscita, brancoliamo al buio... sperando che il ricordo ci illumini per scoprire che trattasi di allucinazione onirica.

"Solo lo stupido non cambia" (proverbio armeno di sconosciuta paternità)
Cateno Inserito il - 09/11/2004 : 17:18:27
quote:

Cominci a capire che la sera prima avrai fatto a calci coi tuoi amici e ne ridevi...
 


Prova invece a baciare una ragazza e non ricordare chi è! Prova a immaginare come ti senti quando esci da casa e lei potrebbe potenzialmente essere chiunque!
Cmq, lasciando da parte questi atroci problemi esistenziali, credo che, anche analizzando ciò che avviene quando siamo ubriachi, credo che dovremmo riconsiderare il rapporto tra i ricordi e la nostra percezone del tempo in tali "stati alterati". Forse v'è un intreccio più problematico e profondo di quanto pensiamo. Provate a guardare al tempo durante l'ubriachezza: si distorce e a volte sembra perdere quella linearità che ci è familiare, almeno nella percezione comune. I ricordi potrebbero risentirne, anzi ne sono sicuro. Devo pensarci bene. A presto.


Un buon aforisma è come l'amore: breve, lascia il segno e quasi sempre è falso.
Elgheb Inserito il - 08/11/2004 : 23:50:35
Talvolta sono stato vittima dei falsi ricordi. Ho creduto vero un fatto non realmente accaduto. Parimenti mi è successo l'avvenimento inverso: ho attribuito una valenza onirica ad un fatto reale e ho continuato a consiserarlo un sogno fin quando son stato rimproverato.
Anche il secondo articolo mi sembra interessante e, pensandoci, l'ho verificato con i miei nipoti. Quando capita che ripetono una parolaccia che hanno sentito, si cerca "sdeviarli" con parole di simile assonanza.

Riflettendo su quanto si chiede Tommy D.
quote:
l'assenza di ricordi sia di per sé essa stessa un ricordo
mi chiedo se la questione sia "un ricordo è tale anche senza un contenuto" oppure "un ricordo circa l'assenza di un ricordo" o forse ne sto tralasciando qualcuno.


"Non v'è rimedio per la nascita e la morte salvo godersi l'intervallo" - A.Schopenhauer

Edited by - elgheb on 08/11/2004 23:51:22
Katherine Inserito il - 08/11/2004 : 20:09:45
Quindi un falso ricordo viene creato dall'essere umano,per cancellare la vera realtà,specialmente dopo aver subito un forte trauma psicologico,può accadere che il soggetto per dimenticarlo,si crei un falso ricordo(una falsa realtà).


Chi vuol comprendere un testo deve essere pronto a lasciarsi dire qualcosa da esso.
-Hans Georg Gadamer-
Biuso Inserito il - 08/11/2004 : 18:08:32
Ancora su «Le Scienze» ( http://www.lescienze.it/index.php3?id=9860 ) altre interessanti notizie sui falsi ricordi. Con la conferma che la dimensione semantica è una delle caratteristica peculiari della mente umana, rispetto a quelle semplicemente fonetiche e lessicali, che anche i computer sono almeno in parte in grado di sviluppare. Semantica, pragmatica e temporalità sono però tutta un’altra faccenda…e sono ancora nostre.

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Fonetica e semantica
Lo sviluppo del linguaggio segue schemi differenti a seconda dell'età

Lo studio del meccanismo di creazione dei falsi ricordi ha sempre fornito agli scienziati una gran quantità di informazioni sui processi cognitivi. Ora un gruppo di ricercatori, studiando i differenti modi con cui bambini e adulti creano falsi ricordi, ha scoperto una relazione ancora più importante fra l'età e lo sviluppo linguistico.
Lo studio ha dimostrato una differenza fondamentale, legata all'età, nello sviluppo del linguaggio, suggerendo che i bambini più piccoli elaborano le parole principalmente sulla base della fonologia, ovvero del suono, mentre i bambini più grandi e gli adulti lavorano sulla base della semantica, ovvero del significato. I risultati della ricerca sono stati presentati in un articolo di Steve Dewhurst e Claire Robinson dell'Università di Lancaster, in Inghilterra, pubblicato sul numero di novembre 2004 della rivista "Psychological Science".
Studi precedenti avevano dimostrato che i falsi ricordi possono essere innescati da parole semanticamente correlate: per esempio, di fronte a una lista comprendente le parole "letto", "sogno", "russare", "cuscino", molti soggetti adulti ricorderanno in modo errato che fosse presente anche la parola "sonno". Gli scienziati intendevano appurare se questi falsi ricordi potessero essere innescati anche da parole collegate foneticamente e non semanticamente. Gli esperimenti hanno rivelato che questo è vero per i bambini di cinque anni (che ricordano erroneamente parole che facevano rima con quelle presenti nella lista), mentre non lo è per i bambini di undici anni, che si comportano come gli adulti.
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Trovo davvero molto coinvolgenti e significative le vostre riflessioni su questo tema.

agb
La grande fortuna di Nietzsche è di essere finito come è finito. Nell'euforia!
(Cioran)
hooverine Inserito il - 08/11/2004 : 08:36:20
a proposito di falsi ricordi e immaginazione: non dimentichiamoci che attingiamo tutti a quel grande calderone che è l'immaginario collettivo. se sento le campane suonare, mi vengono in mente chiese che non ho mai visto, se non in vecchi film neorealisti. se sento l'odore del caffè, mi ricordo dei viaggi che ho fatto, e soprattutto di quelli che non ho fatto. di contro, non riesco quasi mai a ricordare i bei momenti, quelli vissuti davvero. per questo ne scrivo un po' dappertutto.

ài èm an àrtist! ài nìd mài intellèctual fridom!
Pirru Inserito il - 07/11/2004 : 22:01:56
Silvia? Benvenuta su Cybersofia... non potevi esordire in maniera migliore!


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Quando la parola si farà corpo e il corpo aprirà la bocca e pronuncerà la parola che l'ha creato, abbraccerò questo corpo e lo adagerò al mio fianco.

(David Grossman - Che tu sia per me il coltello)
Nina Inserito il - 07/11/2004 : 20:02:18
Ricordi … veri o falsi che siano sono sempre presenti in ognuno di noi… Penso che sia praticamente impossibile e concretamente inattuabile una vita del tutto priva di ricordi; sarebbe come non vivere o, addirittura non conoscere il tempo e non riuscire a concepirlo. Proviamo ad immaginarlo, io non ci riuscirei…e vorrei anche aggiungere una mia piccola riflessione- un po’ stupida e banale – che, in fondo si traduce anche in un quesito che da tempo balena nella mia mente un po’ pazzerella : mi sono sempre chiesta se sia solo io ad avere una fantasia creatrice attraverso i miei ricordi , o se siano gli altri che dimenticano fortuitamente momenti importanti della propria vita, o meglio , li cancellano e non possono più arrivare a definirli come ricordi , ma semplicemente come dei fatti che loro non conoscono più , ma ai quali gli altri li rimandano. Mi sono capitate spesso vicende simili con persone che più o meno conoscevo. Non ricordano niente , dimenticano tutto..ma allora è come se loro non avessero mai vissuto certe esperienze, come se volutamente avessero deciso di cancellarle dalla loro mente. E qui entra in ballo il fatto che , allora, magari ciò che io ricordo di loro siano” falsi ricordi”, mi riduco ad una semplice ragazza svagata che ama inventare favole sulla vita degli altri. Forse sarò io ad avere una memoria di ferro ma non riesco a concepire come si possa dimenticare.
In effetti sono certa che noi, in un certo senso “ci inventiamo la vita”. Proviamo a pensare o a ritornare indietro nel nostro passato, e ricordare perfettamente ciò che ci è accaduto. Ci renderemo conto che solo che ciò che è rimasto impresso in noi come qualcosa di importante – sia negativamente che positivamente – o anche come qualcosa di frivolo (perché alle volte capita che vengano in mente scene o frasi del tutto remote e del tutto prive di senso che non avremmo mai pensato di poter ricordare) viene “rimodellato” in un certo senso dalla nostra mente…è come se quei determinati eventi possano essere rivissuti una seconda volta , ma in un modo diverso e reinterpretati a nostro piacimento…ecco perché la maggior parte delle volte che rinvanghiamo il passato insieme ai nostri amici e ci troviamo a ridere e scherzare su dei precisi momenti, ognuno di noi ne ricorda un particolare che l’altro aveva dimenticato, ognuno di noi prova delle sensazioni che, seppur simili , ci rimandano ad uno stato emotivo diverso dal loro. Punti di vista, magari…sarà sicuramente così, ma questo non fa altro che confermare che ognuno di noi ricorda solo ciò che vuole ricordare diversamente dall’altro, e cancella ciò che vuole dimenticare. Capita un po’ a tutti.
Mamma mia…questo discorso sui ricordi mi sta facendo andare un po’ oltre il limite… oltre a rivivere la mia vita attraverso di essi, io ne costruisco una nuova , migliore… Ho sempre pensato che fosse in questo modo: nel momento in cui mi fermo cinque minuti e assumo quello stato di “trance” che mi estranea dal presente ho il desiderio intrinseco di ritornare al passato, ma nello stesso momento in cui lo rivivo lo cambio. Voglio che rimanga perfetto ed intoccabile, che assuma un significato importante anche se non ne ha per niente…insomma, aggiungo particolari che, credo di aver vissuto realmente ma che alla fine sono semplicemente quegli orpelli che servono a “perfezionare” la mia opera. Sembra strano tutto ciò, magari sarò io strana a pensarlo e a metterlo in atto…ma forse tutta questa fantasia è dovuta solo a qualcosa che non è stato colmato, a qualcosa che si avvicinava alla perfezione ma che non l’ha mai raggiunta. Ovviamente questa opera di “restauro” protesa a rendere ciò che ho vissuto migliore non vale esclusivamente per le cose positive. È come se ci fosse una sorta di legge specifica: tendiamo a migliorare i ricordi felici, di serenità aggiungendo quel qualcosa che li possa rendere indimenticabili, ma allo stesso tempo tendiamo a migliorare anche tutti quei ricordi negativi che non fanno altro che farci star male. Potremmo anche cancellarli definitivamente affinché possano essere considerati come semplici fantasie vissute dalla nostra mente, ma non ci riusciamo – o , almeno , io non ci riesco – e così i ricordi negativi li ridisegno sotto un altro aspetto, certamente non positivo, ma accettabile.
Penso, comunque, che alla fine noi non saremmo quello che siamo senza i ricordi – veri o falsi che siano - ; essi sono una parte necessaria per la nostra vita, per costruire il nostro futuro, per imparare a non sbagliare una seconda volta e per renderci sempre migliori. È strano, ma oramai la gente “vuole” dimenticare, pensa esclusivamente a ciò che non ha e a come raggiungerlo lasciandosi dietro le spalle una vita “piena”. È un atteggiamento che quasi tutti hanno e , mi stupisco – io, ragazza sognatrice - : diventano sempre più cinici e chiusi, non riescono a vivere ,secondo me. Ma questa è solo una mia constatazione legata al discorso dei ricordi.
Meglio chiudere o mi dilungherei troppo sul discorso..anche perché avevo preso spunto dal post precedente in cui si accennava al discorso dei ricordi sotto un certo tipo di “effetto”…quello sarebbe un discorso molto interessante da affrontare…sotto l’effetto di sostanze – tipo erba…ma non di più – si riscopre un mondo di ricordi che vengono rivissuti esattamente allo stesso modo di come lo si è fatto nel passato, se non in maniera più, come dire, “materiale” … sono delle esperienze cariche di sensazioni impreviste, agghiaccianti e indescrivibili! Ma questa è un’altra storia…


Cateno Inserito il - 06/11/2004 : 09:55:56
Quando si parla di ricordi, non so perché, mi sento sempre chiamato a rispondere. Ho già parlato, anche se indirettamente, su questo tema e precisamente su degli interventi a riguardo del post-human.
La neurobiologia, quando non scardina totalmente le nostre convinzioni, è un bastone solidissimo su cui si appoggia la senile vecchiaia della “psicologia di senso comune”. Ora, i ricordi come sono percepiti innanzi tutto e per lo più? (scusate, ma in questo periodo sono invasato di Heidegger). I ricordi sono quanto di più reale possa esistere; sono la mia vita, ciò che io sono stato in ogni presente, sono ciò che ci appartiene irrimediabilmente. Nulla da obiettare a tutto ciò. Ma i ricordi sono anche veri? Ho detto che sono reali; ma sono veri? Credo che quasi tutti i miei amici risponderebbero senza dubbio di sì. Una cosa è avvenuta, io l’ho vissuta e adesso la ricordo. Questo direbbero. Scusate due piccole digressioni, ma mi servono per il nostro tema.
Un problema. Uno dei miei amici più stretti è un mio cugino; si chiamo Agostino. Quando eravamo piccoli andavamo spesso a giocare dalla nonna. Circa due mesi fa eravamo a casa di questa mia nonna, ormai morta. Scendendo le scale per andarcene, ho visto su di una parete le impronte delle mie mani di bambino segnate indelebilmente sulla allora fresca vernice. Mio cugino le guarda e mi dice: “Quelle sono le mie mani!” “No, quelle sono le mie mani”, ho risposto sicuro del fatto mio. Il bello è che entrambi ricordavamo l’intero episodio. Tuttora io sono pronto a giurare che quelle impronte sono mie e lui che sono sue. Di chi sono quelle impronte?
Altro problema. Circa una settimana fa ho visto mia sorella, come ogni giorno, e le ho chiesto: “Dunque sabato andrai a fare castagne?” Lei mi dice di no. “Ma come, fino a ieri mi hai detto che ci vai, col tuo zito, mi hai detto anche dove andrai! Me lo ricordo! Eravamo in questa stanza e mi hai detto che andavi a raccogliere castagne.” Mia sorella mi ha preso per matto. Non aveva detto nulla di simile, sosteneva. Non era neanche nei suoi progetti. Da dove sono venute fuori le castagne?

Cosa è successo in questi due casi? Rispondiamo con ordine. Di chi sono quelle impronte? Sono le mie, dico io; sono le sue, dice Agostino. Abbiamo entrambi ragione. Cioè: difatti è indecidibile di chi siano veramente quelle impronte; tuttavia sono realmente mie e realmente sue perché appartengono alla nostra infanzia, alla casa di nostra nonna, alle migliaia di volte che abbiamo sceso quelle scale e alle migliaia di volte che le scenderemo. Le impronte sono mie, ricordo perfettamente come le ho impresse; le impronte sono sue, ricorda perfettamente come le ha impresse. Conclusione: non ha importanza, almeno per noi due, chi sia stato veramente a sporcare il muro; per me sono mie, per lui sono sue senza che tutto ciò implichi una contraddizione. Il mio ricordo e il suo possono convivere senza annullarsi, anche se necessariamente sono falsi o uno dei due o tutti e due.
Da dove sono venute fuori le castagne? La soluzione l’ha data mia sorella: “Ma che, l’hai sognato stanotte?”. L’avevo sognato! Ora, se il sogno era vero finché mia sorella non lo corresse (o falsificò), posso immaginare altrettanti episodi veri ma che tuttavia sono solo sogni poiché nessuno li corregge (o falsifica).
Conclusioni? Diffidate dai vostri ricordi e tuttavia considerateli come quanto di più reale, anche se non necessariamente vero, esista nella vostra esistenza.
Vi lancio una proposta: analizzate i ricordi e i falsi ricordi di uno stato di coscienza alterato, tipo da alcol (di cui sarei in grado di parlare ma diventerei lungo) o da erbette miracolose (di cui, ahimè, non ho mai fatto uso e non posso quindi parlare).
A presto!



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